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I precedenti governanti coloniali – gli spagnoli a Mindanao, gli olandesi ad Aceh, i francesi in Algeria, i russi in Asia centrale – hanno cercato di controllare la loro popolazione musulmana e di indebolire i sentimenti islamici, ma hanno sempre fallito. Il Partito Comunista Cinese (PCC) può riuscire in questo intento nel territorio storicamente noto come Turkestan orientale e ribattezzato Xinjiang dai suoi sovrani cinesi?
Come suggerisce il titolo del libro, Cain ritiene che ciò sia possibile. Giornalista investigativo e autore di testi di tecnologia, Cain sottolinea la combinazione dell'indomita volontà del PCC e dei metodi del XXI secolo. Per esperienza diretta e grazie ad approfondite interviste, Cain afferma che non esiste "uno Stato di sorveglianza così ben affinato e minaccioso come questo", nemmeno quello della Corea del Nord. Il governo dello Xinjiang non si limita a sorvegliare e monitorare i suoi cittadini, ma cerca di "ripulire le loro menti" dalle cattive idee, un'impresa completamente diversa e strettamente legata alle identità turche e islamiche degli uiguri. L'obiettivo è quello di perpetrare un genocidio culturale senza uccidere. Come ha affermato un apparatchik in un campo di detenzione: "Noi siamo i chirurghi che operano sul vostro cervello, sulla vostra ideologia. Le vostre menti sono avvelenate. Ora vi daremo la medicina. Siate grati alla nostra grande nazione per questa medicina".
Cain descrive in dettaglio l'impatto di una videocamera imposta dallo Stato in una famiglia uigura. Naturalmente, queste misure richiedono la partecipazione attiva delle aziende high-tech, e queste ultime (Microsoft in particolare) sono state fin troppo disposte a farlo.
Cain definisce il controllo esercitato dal PCC sullo Xinjiang una "relazione di apartheid". Come ci si poteva aspettare, ciò ha reso attivi alcuni musulmani di nome: "Ho deciso di essere, nel mio cuore, musulmano, perché la Cina continuava a respingermi, come se fossi qualcosa di diverso".
I costi umani sono già sbalorditivi e non fanno che peggiorare: "Ogni uiguro che ho intervistato dal 2017 al 2020 aveva almeno due familiari e tre amici che erano scomparsi. (...) circa un terzo di noi ha riferito che le loro intere famiglie erano scomparse, e loro erano gli unici che erano scappati". Cain prevede che la tecnologia e i metodi sperimentati nello Xinjiang finiranno per estendersi ad altri luoghi.