Qual è il problema palestinese che tormenta la politica internazionale?
Si riduce alla questione di chi abiterà e governerà la Palestina, una controversia insidiosa derivante in gran parte dai tentativi di conciliare l'ordinamento degli Stati moderni con un territorio senza confini precisi, con una lunga storia, un eccesso di etnie e con una peculiare importanza religiosa.
Il territorio
Il termine Palestina tradizionalmente definisce una terra che si estende dal Mediterraneo orientale, a ovest, al Deserto Arabico, a est; dal fiume Leonte, a nord, fino a Gaza, a sud. Il nome deriva da "Filistia" e si riferiva originariamente soltanto ad una piccola area della costa mediterranea controllata dai Filistei. Il termine fu applicato per la prima volta nel 135 d.C. ad altre aree quando i suoi governanti romani, dopo una rivolta degli abitanti ebrei, per sopprimere ogni percezione di sovranità ebraica iniziarono a chiamare le aree interne Siria Palestina, compresi i regni biblici ebraici di Giudea e Israele.
L'area attualmente chiamata Palestina è leggermente più piccola. Nel 1921-1922, la sponda orientale del fiume Giordano fu concepita come Transgiordania ("la parte al di là del Giordano"), ora conosciuta come Giordania. La Palestina oggi coincide in genere con il territorio sotto il controllo israeliano, al di fuori della penisola del Sinai.
La Palestina è sempre stata una terra vista come preda facile da occupare e fonte di dispute per diversi motivi: 1) collega sia le grandi vie d'acqua del Mediterraneo-Mar Rosso sia le vie terrestri che vanno dall'Egitto all'Asia sud-occidentale. 2) Ha avuto solitamente vicini potenti che, mirando alle sue terre, si sono riversati nelle sue pianure e colline. 3) Le tre grandi religioni monoteistiche hanno tutte santuari e reliquie chiave situati in Palestina, stuzzicando le brame di controllarli e tutelarli.
La storia
Il dominio musulmano della Palestina ebbe inizio nel 637 d.C., e, a parte la parentesi di due secoli di parziale dominio crociato, dal 1099 al 1291, tale dominio durò fino al 1917. Gli europei si interessarono alla regione a partire dal 1799, con il fallito tentativo di Napoleone di governarla. Con l'indebolimento del dominio ottomano nel corso del XIX secolo, si verificò un afflusso di insediamenti stranieri in Palestina, specialmente da parte di coloni francesi, russi e tedeschi. La prima immigrazione sionista iniziò nel 1881, un minuscolo seme che portò alla futura creazione dello Stato ebraico. Nel 1922, la popolazione della Palestina ammontava a circa 750 mila abitanti, di cui 590 mila erano musulmani, 70 mila cristiani e 84 mila ebrei.
Nel caotico riallineamento della regione dopo la Prima guerra mondiale, la Palestina fu internazionalizzata. La Gran Bretagna governò la Palestina su mandato della Società delle Nazioni; nella Dichiarazione Balfour del 1917, essa sostenne la fondazione di uno Stato ebraico, provocando proteste e rivolte arabe. Diverse soluzioni per sanare l'inimicizia tra arabi ed ebrei portarono nel 1947 a una spartizione della Palestina in tre parti: uno Stato ebraico, uno Stato arabo e una Zona internazionale. Gli arabi rifiutarono di accettare questa divisione e la stessa Palestina assistette immediatamente ad attacchi arabi contro gli ebrei.
Quando il 15 maggio 1948 le forze britanniche si ritirarono dalla Palestina, fu proclamata la nascita dello Stato di Israele, che venne riconosciuto a livello internazionale. Attacchi arabi fecero immediatamente seguito, ma fallirono; il contrattacco israeliano ampliò notevolmente i confini originali per includere la Galilea, il deserto del Negev, a sud, e altre regioni. Nacque soltanto lo Stato ebraico, il resto della Palestina mandataria cadde sotto il controllo della Giordania e dell'Egitto, con un lembo che andò alla Siria.
Durante la guerra dei Sei Giorni, le schiaccianti vittorie israeliane portarono alla conquista di tutta la Palestina Mandataria, della penisola del Sinai e delle alture del Golan. In un altro round bellico, nel 1973, Egitto e Siria riconquistarono piccole porzioni dei territori perduti nel 1967. Quindi, i negoziati di Camp David del 1979 portarono al Trattato di pace israelo-egiziano e tutto il Sinai tornò sotto il controllo egiziano, nell'aprile 1982.
La popolazione
La Palestina è stata a lungo abitata da una popolazione eterogenea. I suoi primi conquistatori più importanti furono le tribù di Israele, che vi stabilirono l'Ebraismo, che a sua volta diede origine al Cristianesimo e all'Islam. Al suo apice, sotto re Davide e re Salomone, il regno comprendeva tutta la Palestina tradizionale. Il declino e il dissenso ridussero le terre a due regni adiacenti, la Giudea e Israele. Gli ebrei furono dispersi dalle successive conquiste, a partire dal 586 a. C. con la vittoria dei babilonesi sulla Giudea. Seguì poi la conquista da parte di altre potenze, inclusi i Greci e i Romani.
Coloro che vengono chiamati palestinesi sono musulmani e cristiani arabofoni che hanno lasciato la Palestina Mandataria dopo la creazione di Israele e ad essa fanno risalire le loro radici, siano essi stessi o le loro famiglie. Storicamente, i palestinesi non si consideravano una nazione, ma indirizzavano la loro lealtà primaria alla famiglia, al territorio o all'umma (la nazione musulmana).
Ma l'idea diffusasi dopo la Prima guerra mondiale di essere un popolo separato è ora profondamente radicata. I palestinesi non solo si considerano non assimilabili, ma insistono per tornare nel territorio che ora costituisce Israele. Questa insolita perseveranza continua decenni dopo per due ragioni principali: 1) con l'eccezione della Giordania, i Paesi arabi trattano i palestinesi come residenti temporanei privi di diritti. 2) Quei governi arabi mantengono deliberatamente i rifugiati nei propri campi, contribuendo a tenere fervido l'antisionismo.
Nonostante questo vigoroso nazionalismo, non esiste un popolo palestinese unificato. Etnicamente, come ha mostrato Robert Alexander Stewart Macalister nell'11ma edizione dell'Encyclopædia Britannica (1910-1911), vol. 20, alla voce Palestina si legge che la regione ospitava 21 gruppi etnici: gli autoctoni fellahin (contadini), gli Ebrei, gli Assiri, i Persiani, i Romani, gli Arabi, i Crociati, i Nawar, i Turchi, gli Armeni, i Greci, gli Italiani, i Turcomanni, i Motawila, i Curdi, i Tedeschi, i Bosniaci, i Circassi, i Sudanesi, gli Algerini e i Samaritani.
Attualmente, i palestinesi si dividono in numerosi gruppi. Coloro che abitano:
- In Israele, rimanendovi quando fu fondato lo Stato ebraico.
In Cisgiordania e a Gerusalemme Est, aree conquistate dalla Giordania nel 1948-1949 e poi da Israele nel 1967.
A Gaza, occupata dall'Egitto nel 1948 e conquistata da Israele nel 1967.
In Giordania, dove molti hanno ricevuto la cittadinanza.
In altri Paesi arabi, in particolare in Libano e in Kuwait.
- Nel resto del mondo.
La politica
I Paesi arabi crearono nel 1964 l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Dopo la loro devastante perdita, l'OLP ereditò l'onere principale dell'eliminazione dello Stato ebraico. Vari governi arabi finanziarono fazioni dell'OLP, tra cui i gruppi più radicali, pensando di poter prendere parte agli organi centrali dell'OLP e del suo braccio militare, l'Esercito di Liberazione della Palestina, a questo scopo sottoscrissero la Carta Nazionale della Palestina.
L'OLP, quindi, è emersa come la portavoce più forte e visibile dei palestinesi, nonostante il fatto che numerosi palestinesi, specialmente quelli che rimangono in patria, neghino l'identificazione con essa. Ultimamente, tuttavia, molti di coloro che vivono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza percepiscono che le condizioni sono diventate così dolorose da dover adottare misure militanti. Se all'inizio il terrorismo era guardato con disapprovazione, ora è una conseguenza naturale.
L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina ha costantemente rifiutato l'esistenza di Israele. Il suo obiettivo, espresso nel suo statuto, è quella di creare una Repubblica araba di Palestina laica e democratica, in cui gli ebrei palestinesi, intendendo quelle famiglie vissute prima del 1881, possano rimanere. Se questa repubblica nascesse realmente, probabilmente tenterebbe di includere la sponda orientale del Giordano e se vi riuscisse liquiderebbe la Giordania come Paese.
L'OLP ha ricevuto notevole rispettabilità e riconoscimento al di fuori del Medio Oriente. Il sostegno dei Paesi arabi ricchi di petrolio lo ha reso il movimento rivoluzionario più prospero della storia. Non c'è dubbio sul suo potere e sulla sua influenza, ma è difficile vederlo avere successo contro un Israele molto più potente.
La risoluzione della questione
Gli sforzi compiuti per risolvere la questione palestinese sono falliti a causa della posizione dell'OLP, sostenuta da tutti gli Stati arabi tranne che dall'Egitto (ufficialmente) e dalla Giordania (ufficiosamente), secondo cui Israele non ha il diritto di esistere. Gli accordi di Camp David del 1978 prevedevano che l'Egitto riconoscesse Israele e che Israele concedesse l'autonomia alla Cisgiordania. Ma poiché l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina si rifiuta di riconoscere Israele, ciò non è accaduto. Le ostilità persistono, senza una via d'uscita visibile.
Finché non si troverà una soluzione che offra una patria accettabile per la diaspora palestinese, si presenta un altro grave problema, che può essere risolto grazie all'assorbimento dei palestinesi nei Paesi arabi, con la creazione di un'entità palestinese disposta a vivere in pace con Israele o con l'eliminazione di Israele. Finché queste alternative rimarranno tutte remote, la questione palestinese continuerà a tormentare i palestinesi, gli ebrei, gli arabi e il mondo intero.