Fin dalle sue origini, l'Islam ha goduto di una straordinaria fortuna. Maometto lasciò la Mecca come fuggitivo nel 622 e nel 630 tornò in trionfo per governare la città. Nel giro di un secolo, le conquiste arabe portarono una vasta area di terra tra l'Atlantico e la Cina sotto il controllo musulmano.
Durante il periodo medievale, il cuore musulmano del Medio Oriente era più ricco e potente di tutte le sue aree geografiche limitrofe, compresa l'Europa, l'Africa subsahariana e l'India indù; e l'espansione musulmana, sia militare sia religiosa, continuò fino al XVII secolo.
I musulmani erano quasi ovunque dominanti. Quasi mai furono perseguitati. Prosperosa e potente, la comunità musulmana percepiva il successo mondano come un segno del favore di Dio. Religione e successo si rafforzarono a vicenda, creando un importante legame psicologico tra i due.
Come risultato di questo legame, le numerose sconfitte e umiliazioni che i musulmani subirono dal XVIII secolo furono una dura prova. La tecnologia europea, gli ideali politici, l'organizzazione militare, le strutture economiche e le forme culturali ribaltarono i loro modi di vita tradizionali. Quando un Paese dopo l'altro cadde sotto il controllo e l'influenza dell'Europa cristiana, i musulmani si trovarono di fronte a un dilemma singolare: se Dio indica il suo favore attraverso il successo mondano, perché gli europei sono supremi? Ne seguì un travagliato esame di coscienza.
I musulmani coscienziosi si proposero di spiegare perché il favore di Dio si era spostato o di dissociare la fede religiosa dal successo mondano. Ma fino ad oggi i musulmani non hanno risposto a questa domanda e la persistente povertà e impotenza è stata fonte di grande tormento spirituale.
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Poi, negli anni Settanta arrivò il boom petrolifero. Improvvisamente, i musulmani potevano tenere testa al loro nemico cristiano. La lunga discesa verso il basso si fermò poiché alcuni musulmani godettero di nuovo della ricchezza e del potere che erano loro dovuti come comunità di Dio.
Il boom petrolifero ha segnato un punto di svolta nella coscienza musulmana e, più di ogni altra cosa, ha preparato la strada alla diffusa attività politica islamica visibile oggi. L'importanza psicologica di questo evento per i musulmani non può essere sopravvalutata, poiché anche coloro che risentono dell'aumento dei prezzi del petrolio si rincuorano di fronte a questa sottrazione di ricchezza e di potere al mondo occidentale.
Che rapporto ha il boom petrolifero con la fiducia in se stessi degli islamici? Petrolio e Islam sono associati a tre livelli:
Nel 1973, Albert-Bernard Bongo del Gabon è diventato El Hadj Omar Bongo Ondimba. |
(2) Tutti i Paesi con grandi giacimenti petroliferi e scarse popolazioni sono di lingua araba: il Kuwait, la Libia, il Qatar, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno entrate che superano di gran lunga le necessità quotidiane mondane dei loro popoli. Questi Stati possono disporre dei proventi in modi più elaborati: aziende di moda straniere, strutture mediche ultramoderne e iceberg importati per avere l'acqua potabile sono alcuni degli schemi preferiti per assorbire i ricavi. Il fatto che gli arabi siano più strettamente associati all'Islam (parlano la lingua di Dio) aumenta le connessioni percepite tra questa religione e la ricchezza petrolifera.
(3) Tra questi ricchi Paesi arabi, l'Arabia Saudita si distingue in virtù dei suoi giacimenti petroliferi e del suo stretto legame con l'Islam. Le sue riserve di petrolio superano di gran lunga quelle di qualsiasi altro Paese. Anche il suo Islam non ha uguali. Essendo l'unico governo musulmano a non deviare mai da una rigida ideologia islamica nei tempi moderni, come governanti della casa natale di Maometto, Custodi dei Luoghi Sacri (Mecca e Medina), e come l'unico Paese con una cittadinanza musulmana al 100 per cento per legge, l'Arabia Saudita simboleggia l'Islam al potere.
La Mecca come appariva prima che iniziassero i piani di modernizzazione e gigantizzazione sauditi. |
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La sequenza OPEC-ricchezza-super-ricchezza sembrerebbe indicare che occorre essere musulmano per esportare petrolio, arabo per vivere nell'agiatezza e per diventare favolosamente ricco.
Oltre a questa triplice connessione tra petrolio e Islam, i maggiori aumenti dei prezzi si verificarono dopo lo scoppio della guerra arabo-israeliana nell'ottobre 1973, quando i musulmani arabofoni pensavano di essersi finalmente opposti al nemico israeliano fino a quel momento invincibile. Sebbene la guerra e l'aumento dei prezzi non fossero direttamente collegati, il loro verificarsi simultaneo offrì a numerosi musulmani un sentimento di esultanza, un ritrovato senso della propria forza.
Di conseguenza, per molti l'Islam è indissolubilmente legato al boom petrolifero; la ricchezza e il potere del petrolio hanno implicazioni islamiche, confermando il favore di Dio e preannunciando il ritorno a un mondo più correttamente ordinato.
Il potere dell'OPEC e la ricchezza degli arabi rispondono a un profondo bisogno musulmano di un segno del favore di Dio e della continua validità della loro fede. È giusto che gli arabi traggano i maggiori benefici dal boom petrolifero e proprio come fecero i primi musulmani nel VII secolo, oggi essi indicano la strada via da seguire per sottrarsi alla povertà e al dominio occidentale.
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Gli effetti del boom petrolifero nel confermare l'Islam sono molto ampi ma non misurabili. Non è possibile spiegare i movimenti islamici con ciò, eppure molti sono stati incoraggiati dalla nuova ricchezza, dal potere e dal prestigio dei musulmani ricchi di petrolio.
Pertanto, un leader come Khomeini evoca una profonda reazione nei musulmani di tutto il mondo, dal Marocco alle Filippine.