Il Consiglio per le Relazioni Americano-Islamiche (CAIR), con sede a Washington, si presenta proprio come un qualsiasi gruppo per la difesa dei diritti civili. "Siamo l'equivalente di un NAACP musulmano", asserisce il portavoce Ibrahim Hooper. E di certo, le dichiarazioni pubbliche del CAIR – riguardo la promozione "degli interessi e della comprensione dell'Islam e dei musulmani in seno al grande pubblico dell'America settentrionale" – infondono un'immagine di moderazione.
Questa reputazione ha permesso al CAIR, a partire dalla sua fondazione avvenuta nel 1994, di immagazzinare generose donazioni, inviti alla Casa Bianca, di collezionare deferenti menzioni da parte dei media e di richiamare l'attenzione delle grandi imprese.
Ma in realtà, il CAIR è tutt'altro. Per cominciare, esso sta dalla parte sbagliata nella guerra al terrorismo. Uno dei primi indizi apparve nell'ottobre del 1998, quando il gruppo chiese la rimozione di un pannello per le affissioni che ritraeva Osama bin Laden come "il nemico giurato", ritenendo che questa rappresentazione fosse "offensiva per i musulmani".
Nel corso dello stesso anno, il CAIR negò la responsabilità avuta da bin Laden nei due attentati dinamitardi contro le ambasciate americane dell'Africa orientale. A detta di Hooper, tali esplosioni furono il frutto di alcuni vaghi "malintesi sorti da entrambi i lati". (Per quanto, un tribunale newyorkese attribuì esclusivamente a bin Laden e ai suoi la paternità degli attacchi. )
Nel 2001, il CAIR negò la responsabilità di bin Laden nel massacro dell'11 settembre, affermando semplicemente che "se" – e notare bene il se – "dietro questi attentati ci fosse Osama bin Laden, noi lo diremmo". (Solo a dicembre il CAIR ammise alla fine con imbarazzo il ruolo da lui avuto.)
Il CAIR difende a oltranza anche altri terroristi dell'Islam militante. Esso reputò la sentenza di condanna dei perpetratori dell'attentato dinamitardo del 1993 al World Trade Center come "una parodia della giustizia"; definì "un odioso crimine" la condanna di Omar Abdel Rahman, lo sceicco cieco che pianificò di fare saltare in aria le pietre miliari della città di New York; ed etichettò come "anti-islamico" e "antiamericano" l'ordine di estradizione emesso contro il presunto terrorista di Hamas, Mousa Abu Marzook.
Non è affatto sorprendente che il CAIR appoggi altresì coloro che finanziano il terrorismo. Quando il presidente Bush nel dicembre scorso ordinò la chiusura della Holy Land Foundation, per aver raccolto fondi "destinati a finanziare l'organizzazione terroristica Hamas", il CAIR biasimò ciò come qualcosa di "ingiusto" e di "allarmante".
Anche il CAIR conta al proprio interno almeno una persona legata al terrorismo. Il 2 febbraio 1995, l'avvocato americano Mary Jo White fece il nome di Siraj Wahhaj indicandolo come una "delle persone che, nonostante non siano state accusate, potrebbero aver partecipato alla macchinazione del tentativo di far esplodere i monumenti di New York. Pertanto, il CAIR lo considera come "uno dei leader musulmani più rispettati d'America" e lo accoglie in seno al suo comitato consultivo.
Per questo e per altri motivi, l'ex responsabile del controterrorismo dell'FBI, Steven Pomerantz, arriva alla conclusione che "il CAIR, i suoi capi e le sue attività forniscono un concreto aiuto ai gruppi terroristici internazionali".
E il terrorismo non è il solo aspetto inquietante che emerge dal passato del CAIR. Tra gli altri problemi spiccano:
L'intimidazione dei musulmani moderati. In almeno due casi (quello di Hisham Gabbani e di Khalid Durán ), il CAIR ha diffamato i musulmani moderati che ricusano il suo programma estremista, minacciandoli di morte.
Abbracciare la causa dei martiri. Il CAIR ha reagito all'arresto e alla condanna di Jamil Al-Amin (l'ex H. Rap Brown) tessendone le lodi, raccogliendo fondi in suo favore e negando la sua colpevolezza per l'uccisione di un poliziotto di Atlanta. Stesso comportamento è stato tenuto per Ahmad Adnan Chaudhry di San Bernardino, in California: noncurante della sua condanna per tentato omicidio, il CAIR lo dichiarò "innocente" e istituì un fondo per la sua difesa.
La promozione dell'antisemitismo. Il responsabile del CAIR di Los Angeles, Hussam Ayloush, quando parla degli israeliani, usa il termine "sio-nazi". Nel maggio 1998, il CAIR co-ospitò una manifestazione nel corso della quale un leader egiziano dell'Islam militante, Wagdi Ghunaym, definì gli ebrei "discendenti delle scimmie".
Ambizioni aggressive. Come ha riportato il San Ramon Valley Herald, il presidente del CAIR Omar M. Ahmad dichiarò, nel luglio 1998, davanti a una folla di musulmani californiani, che "l'Islam non è in America per diventare eguale a tutte le altre confessioni religiose, ma per diventare la fede dominante. Il Corano… dovrebbe diventare la somma autorità in America, e l'Islam la sola religione tollerata sulla terra."
La reale via del CAIR è quella dell'estremismo. I musulmani del Nord America cominciano a rendersi conto – e dovrebbero poi comprenderlo anche il governo, i più importanti media, le chiese e le imprese – che il CAIR non rappresenta la nobile civiltà dell'Islam, ma una delle sue deformazioni aggressive e radicali, simile a quella che ha portato ai dirottamenti suicidi del settembre scorso. In tutto il Nord America, le istituzioni responsabili e gli individui devono rifuggire dal CAIR, in quanto è un gruppo privo di rappresentatività.