...La schizofrenia è il più grande ostacolo a un'efficace politica americana in Medio Oriente. I sintomi di questa afflizione sono evidenti nel modo in cui il governo americano degli Stati Uniti si occupa del Medio Oriente. Approccia Paesi come la Turchia e l'Afghanistan preoccupandosi solo della minaccia sovietica; lì, le questioni locali scompaiono dalla visione americana. In altri, inclusi Paesi Arabi, Israele e Iran, Washington considera soltanto le questioni locali e, la questione Est-Ovest passa in secondo piano. Questo doppio squilibrio è alla base di molte delle carenze presenti nella politica americana in Medio Oriente.
Vedere la Turchia esclusivamente attraverso il prisma delle relazioni con l'Unione Sovietica rende ciechi gli americani di fronte a molti altri sviluppi in questo Paese, inclusi quelli che riguardano direttamente i loro interessi.
Nei Dipartimenti di Stato, Difesa e Tesoro, nella Central Intelligence Agency e nel National Security Council, gli affari turchi non sono gestiti, come un estraneo potrebbe immaginare, dagli uffici che si occupano del Medio Oriente. Piuttosto, la Turchia rientra nella competenza degli uffici responsabili dell'Unione Sovietica, dell'Europa e del Canada. Più di ogni altro fattore, questo assetto istituzionale ha l'effetto di rendere visibile la Turchia, principalmente, in riferimento all'Unione Sovietica.
Il motivo che induce a portare la Turchia fuori dal Medio Oriente e farla diventare parte dell'Europa è abbastanza chiaro: dal punto di vista americano, l'adesione della Turchia all'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico mette completamente in ombra le sue altre attività. Questo trasferimento ha il pregio di far uscire la Turchia dalla confusione che caratterizza la politica americana nel cuore del Medio Oriente, portandola nell'arena principale della politica estera americana. Ma questo vantaggio si acquista ad un prezzo: vedere la Turchia come parte dell'Europa significa isolarla dagli affari della sua vera regione, il Medio Oriente. Nonostante sia un punto d'appoggio nei Balcani, l'adesione alla NATO e la partecipazione al Consiglio d'Europa, la Turchia non è proficuamente intesa come parte dell'Europa. Culturalmente, religiosamente, politicamente, economicamente ha molto di più in comune con i Paesi del Medio Oriente.
La preoccupazione per il ruolo della Turchia nel conflitto tra Est e Ovest induce gli americani a trascurare la crescente importanza assunta negli ultimi anni dal Medio Oriente nella politica turca. Ci sono molte ragioni dietro questo riorientamento: una reazione contro le politiche occidentalizzanti dei primi decenni della repubblica, l'alienazione dalla politica europea, la comparsa dell'Islam fondamentalista nella vita turca, la maggiore ricchezza e potere di alcuni Stati mediorientali, i fiorenti scambi commerciali con i Paesi esportatori di petrolio e il massiccio impiego di manodopera turca di immigrati.
Il ruolo maggiore del Medio Oriente crea nuovi problemi per la Turchia. Le rivendicazioni siriane sulla provincia turca di Hatay, che hanno turbato le relazioni turco-siriane per 45 anni, acquisiscono maggiore importanza. L'oleodotto che attraversa la Turchia dall'Iraq al Mediterraneo assume una rilevanza fondamentale nella guerra tra Iran e Iraq. In relazione a questo, le truppe turche si sono impegnate due volte nell'inseguimento dei ribelli curdi in territorio iracheno. Le relazioni turche con Israele degenerano poiché Ankara pone meno attenzione alle preoccupazioni dell'Occidente e considera più importanti quelle dei suoi vicini del Medio Oriente.
Il crescente coinvolgimento della Turchia nella politica mediorientale crea il potenziale per la cooperazione americana e turca in Medio Oriente: ciò appare più fruttuoso con riferimento ai conflitti arabo-israeliano e iracheno-iraniano. In entrambi i casi, le buone relazioni della Turchia con le due parti della controversia ben le giovano a livello diplomatico.
La Turchia ha una posizione unica per quanto riguarda la disputa arabo-israeliana. Gli israeliani si ricordano che per tre decenni la Turchia è stato l'unico Stato del Medio Oriente a mantenere con essi pieni rapporti diplomatici. I leader arabi vedono in Ankara uno Stato musulmano amico che ha aperto la strada verso la modernizzazione, tenendosi allo stesso tempo in disparte dai litigi regionali. Se i leader turchi offrissero le loro sedi per ospitare la diplomazia arabo-israeliana (come la Romania e il Marocco hanno fatto con successo in passato), potrebbero svolgere un servizio importante. Questi sforzi potrebbero essere fatti in collaborazione con gli Stati Uniti per avere il massimo impatto.
Ankara ha un ruolo potenzialmente ancora più utile da svolgere nella guerra tra Iran e Iraq, poiché ha rapporti in costante miglioramento con i belligeranti: ormai i suoi rapporti potrebbero essere migliori di quelli di qualsiasi altro governo. A titolo indicativo, si noti che l'Iran e l'Iraq insieme sono state destinatari del 4 per cento delle esportazioni turche nel 1980, del 16 per cento nel 1981 e di quasi il 25 per cento nel 1982. Dati i difficili legami di Iran e Iraq con gli Stati Uniti, e quelli non migliori con i Paesi della maggior parte dell'Europa occidentale, la Turchia può compiere passi importanti, ancora una volta, in consultazione con i suoi alleati verso una soluzione del conflitto.
Infine, un consiglio per il governo degli Stati Uniti: sebbene gli accordi burocratici siano notoriamente difficili da modificare, trasferire le questioni turche nelle mani di specialisti di Medio Oriente migliorerebbe immediatamente la loro comprensione da parte delle autorità.
In sintesi, l'enfasi posta sul conflitto tra Est e Ovest in Turchia porta a trascurare le questioni locali; al contrario, l'attenzione posta alle questioni locali nei Paesi Arabi, in Israele e in Iran induce gli Stati Uniti a politiche che ignorano i principi fondamentali delle loro relazioni estere. Se fosse possibile prendere in prestito parte dell'eccessiva preoccupazione per l'Unione Sovietica dalla prima categoria e applicarla alla seconda, la politica verso tutte le parti del Medio Oriente ne trarrebbe beneficio.