Sulle relazioni tra cristiani e musulmani, tra Europa e Medio Oriente, come simboleggiato dall'esito delle invasioni francesi dell'Egitto nel 1249, nel 1798 e nel 1956.
Tratto da In the Path of God: Islam and Political Power (1983), pp. 98-101.
Per meglio visualizzare l'impatto occidentale [sui musulmani], iniziamo con l'analizzare il paradigma della Francia e dell'Egitto. In tre occasioni, l'Egitto è stato attaccato dalla Francia e i risultati dei loro scontri possono servire a simboleggiare le relazioni tra l'Europa e l'Islam nel loro insieme.
Una raffigurazione di Luigi IX, re di Francia. |
Crociati e Ayyubidi si affrontarono quasi alla pari. Il loro livello di tecnologia, di ricchezza e di cultura differiva poco. Essi disponevano più o meno della stessa potenza militare e il fervore religioso animava entrambe le parti. I francesi attaccarono l'Egitto da credenti cristiani intenzionati a conquistare Gerusalemme, sottraendola ai pagani. Gli Ayyubidi risposero a tono, vedendoli come i difensori di Dar al-Islam.
Nel XIII secolo, sebbene le due parti si eguagliassero in forza e ideologia, questa parità venne successivamente infranta. Gli europei occidentali sfruttarono il loro potenziale economico, le loro capacità scientifiche e le loro istituzioni sociali per sviluppare la propria civiltà in modi senza precedenti. Questo processo, conosciuto come modernizzazione, ebbe inizio nel XVI secolo ed è proseguito senza sosta fino ai nostri giorni. Due aspetti della modernizzazione ci interessano maggiormente: il potere militare e la cultura politica. La forza militare non derivava soltanto da nuove armi e strategie, ma anche da molto altro. I governi europei ottennero una maggiore stabilità grazie alla pratica delle elezioni e alla tenuta dei parlamenti; imposero una maggiore lealtà da parte dei loro cittadini attraverso partiti politici e nuove ideologie. La proliferazione delle scuole pubbliche, delle università, dell'editoria di massa e dei nuovi media dotò l'Europa di grandi vantaggi culturali. Le società d'affari, le società a responsabilità limitata e il mercato azionario migliorarono l'efficacia delle istituzioni capitaliste. Le strade asfaltate, le reti di canali, le ferrovie e il telegrafo abolirono le distanze. Gli europei erano i più forti al mondo perché godevano del più alto grado di civilizzazione, di prosperità e di salute.
Pressappoco nello stesso periodo in cui l'Europa divenne così potente, la sua cultura subì un processo di secolarizzazione radicale. Il XVIII secolo fu segnato da un re-orientamento con una presa di distanza dal Cristianesimo e che permise lo sviluppo di una civiltà non religiosa, rendendo più appetibile di prima ciò che i Franchi avevano da offrire ai non cristiani. Alla ricerca di una guida, i musulmani trovarono risposta nelle idee religiosamente neutre provenienti dall'Europa. Per la prima volta, essi poterono imparare dall'Europa senza dover prima subire la conversione. Il loro rapporto con i Franchi si modificò completamente man mano che la cultura europea smise di essere una rivale religiosa e divenne un'ideologia affascinante.
Napoleone Bonaparte. |
La potenza militare delle truppe francesi sorpassava di gran lunga quella delle truppe egiziane. L'esercito di Napoleone godeva della supremazia totale sotto ogni aspetto, come le tattiche, la strategia, le armi, le comunicazioni, la gerarchia di comando, la disciplina e l'approvvigionamento. Tuttavia, la disparità di vedute politiche tra le due parti era ancora maggiore. Gli egiziani consideravano ancora il loro nemico come cristiani e come avversari religiosi. La sola rivendicazione di legittimità del governo mamelucco al Cairo era la sua capacità di tenere fuori i kafir e di applicare la Shari'a.
Al contrario, le forze francesi quasi ignorarono la dimensione religiosa del conflitto. Napoleone non vedeva se stesso come un conquistatore cristiano, ma come un amico dell'Islam e degli egiziani oppressi. Al suo arrivo in Egitto, distribuì un manifesto in arabo che proclamava i governanti mamelucchi come i veri nemici degli egiziani. Per ottenere il sostegno popolare, egli stabilì uno stile francese di governo locale e governò il Paese tenendo conto del benessere degli egiziani. Inoltre, sebbene Napoleone fosse insofferente verso il Cristianesimo, mostrò per l'Islam simpatia e un certo interesse. Tale tolleranza non era limitata allo stesso Napoleone, il barone J. F. Menou, che prese il comando delle forze di spedizione francesi nel giugno 1800, si convertì all'Islam e divenne noto come Abdulla Menou.
Sulla scena politica, gli eserciti di Napoleone rappresentavano una nuova forza politica, un esercito popolare guidato da leader che pretendevano di rappresentare il proprio popolo al servizio di un'ideologia politica. Il Cristianesimo e l'Islam erano irrilevanti per i rivoluzionari, che combatterono per la gloria della Francia e per la libertà, l'uguaglianza e la fraternità. L'interesse nazionale e il fervore ideologico contavano molto più della religione. Se le forze egiziane erano cambiate poco nel corso dei secoli nelle capacità militari o nella visione del mondo, l'esercito francese era stato trasformato in entrambi gli aspetti. Ma questa disparità di forze non poteva perdurare e avendo visto di cosa fossero capaci gli europei, gli egiziani li imitarono rapidamente. Dopo l'invasione francese, il primo musulmano a governare l'Egitto fu Muhammad 'Ali, un ufficiale ottomano di origine albanese che era di guarnigione in Egitto. Da testimone dell'occupazione francese, egli comprese che le tecniche moderne avrebbero potuto rafforzare il suo potere. Fu in questo spirito che si lanciò in un programma d'urto finalizzato a elevare le capacità militari ed economiche dell'Egitto al livello di quelle dell'Europa. Il reclutamento, l'addestramento militare, i metodi di esercitazione, le tattiche e le strutture di comando furono tutti copiati dai francesi, così come la topografia, la pianificazione idraulica, la lotta contro le malattie, l'industrializzazione e la tassazione. Inviando studenti egiziani in Francia e impiegando gli europei in Egitto, Muhammad 'Ali si assicurò le tecniche migliori e più all'avanguardia. Promosse anche altre innovazioni, come una tipografia araba, una scuola di medicina e un giornale governativo.
Il primo ministro francese Guy Mollet. |
Nel 1798, solo la Gran Bretagna poteva tenere testa alla Francia. Nel 1956, le due potenze fallirono congiuntamente. L'Egitto aveva fatto grandi progressi. Nel 1956, il suo governo diceva di rappresentare la nazione e si nutriva ideologie non religiose di fonte occidentale, come il socialismo, il neutralismo, la democrazia e la giustizia sociale. Ormai, dotato di leader determinati a trasmettere gli interessi nazionali del Paese, l'Egitto smise di essere un terreno di gioco per gli stranieri. Nella crisi di Suez, toni di ostilità tra cristiani e musulmani continuavano a essere presenti, ma non erano né espliciti né determinanti. Da entrambi i lati, le questioni erano quelle legate ai diritti nazionali, all'economia e ai rapporti con le superpotenze.
Eventi simili si erano verificati tre volte in settecento anni. Ogni volta, la Francia invase l'Egitto, riportò i primi successi, penetrò all'interno del Paese, subì la sconfitta, batté una frettolosa ritirata e lasciò il Paese a mani vuote. Ma dietro le similitudini tra le spedizioni di Damietta, Alessandria e Port Said, nelle relazioni tra questi due Paesi si stavano verificando dei cambiamenti fondamentali. Nel 1248, i francesi e gli egiziani videro il loro confronto in termini religiosi. Nel 1798, i francesi svilupparono una potenza militare e un approccio ideologico alla politica che sbalordirono gli egiziani. E, nel 1956, gli egiziani avevano imparato abbastanza sui mezzi moderni da superare in astuzia i francesi nella politica internazionale. Le tre invasioni simboleggiarono rispettivamente la parità premoderna, l'irruzione europea e il recupero da parte dei musulmani. La schiacciante sconfitta del 1798 e altre simili in altre parti di Dar al-Islam costrinsero i musulmani a osservare attentamente i Franchi e ad imparare da loro. Un secolo e mezzo dopo, i musulmani avevano avuto parzialmente successo poiché, sebbene ancora inferiori in potenza, avevano assimilato le idee europee.