Questo è il mio articolo inaugurale come editorialista per l'edizione statunitense di The Spectator. La redazione spiega:
The Spectator è stato fondato nel 1828 ed è il migliore e il più influente settimanale della Gran Bretagna. Nel 2018, dopo solo 190 anni, abbiamo lanciato la nostra edizione statunitense come sito web, con l'obiettivo di offrire lo stesso tipo di informazione, pensiero originale e di scrittura a un pubblico americano. Avvertivamo che nel panorama dei media americani mancava qualcosa: una pubblicazione piena di idee e di arguzia che non si prende troppo sul serio. (...)
I nostri autori non seguono alcuna linea di partito; la loro unica fedeltà è quella alla chiarezza del pensiero, all'eleganza di espressione e all'indipendenza di opinione. Le nostre opinioni variano da sinistra a destra, le loro circostanze variano. Noi non miriamo all'imparzialità – il nostro motto è "fermo, ma giusto" – ma all'originalità e allo stile. (...) The Spectator è più un cocktail party che un partito politico.
Un adagio del XVI secolo afferma che "non c'è sciocco peggiore di un vecchio sciocco". Ma la comparsa di ideologie totalitarie come il fascismo, il comunismo e l'islamismo durante la Prima guerra mondiale fa sì che questo detto debba essere modificato in "non c'è sciocco peggiore di un intellettuale sciocco".
Un intellettuale è una persona impegnata nel mondo delle idee; chi legge e scrive per guadagnarsi a vivere; chi trasforma i fatti in teorie. Jean-Paul Sartre lo ha definito "qualcuno che s'immischia in ciò che non lo riguarda". Bella definizione, ma gli intellettuali criticano prevalentemente le loro stesse società, così facendo forniscono una funzione utile alle autocrazie, offrendo però un insidioso impatto nelle democrazie. Basta notare il nostro sistema educativo.
Il compianto professor Paul Hollander ha studiato a fondo l'esuberante elogio dei leader totalitari da parte di ben nutriti, liberi e illustri pensatori occidentali. La sua ultima opera, From Benito Mussolini to Hugo Chavez: Intellectuals and a Century of Political Hero Worship (Cambridge University Press, 2017) ha esaminato questo fenomeno fin dalle sue origini risalenti alla Prima guerra mondiale. John Earl Haynes ha raccolto utilmente alcune delle citazioni più oltraggiose uscite da quelle menti celebri, con una aggiunta da me. Eccole qui di seguito.
Mussolini. Herbert Croly, direttore fondatore di The New Republic, affermava con grande entusiasmo che lo "slancio di nazionalismo italiano che (...) consentirebbe agli italiani di dominare se stessi attraverso un rinnovamento della visione morale". Croly definì il fascismo "un esperimento politico che ha stimolato in un'intera nazione un'energia morale accresciuta e ha nobilitato le sue attività subordinandole a uno scopo comune profondamente sentito".
Hitler. Arnold Toynbee, l'influente storico mondiale, intervistò il Führer tedesco nel 1936 e disse di essere "convinto della sua sincerità nel desiderare la pace in Europa".
Mao e Stalin, i due peggiori assassini di massa di tutti i tempi. |
Mao. John K. Fairbank, decano dei sinologi statunitensi di Harvard, ha affermato: "La rivoluzione maoista è, nel complesso, la cosa migliore che è accaduta al popolo cinese nei secoli" e ha concluso dicendo che la Cina di Mao "è molto più nostra amica che nostra nemica. All'estero, è particolarmente egocentrica e non aggressiva".
Arafat. Edward Said, un docente universitario alla Columbia, ha dichiarato che il leader palestinese "ha reso l'OLP un organo realmente rappresentativo".
Khomeini. Richard Falk, un politologo di Princeton, riteneva che l'ayatollah iraniano avesse creato "un nuovo modello di rivoluzione popolare, basato per la maggior parte su tattiche non violente". Falk è poi giunto alla conclusione che "l'Iran potrebbe ancora fornirci un modello di governance umana assolutamente necessario per un Paese del Terzo mondo".
Mussolini con il suo cucciolo di leone. |
Kim Jong II. Bruce Cumings, storico dell'Università di Chicago, descrive il dittatore nordcoreano come "un sedentario che non socializza molto, non beve molto e lavora a casa in pigiama. (...) Gli piace armeggiare con i suoi numerosi carillon, seduto per terra. (...) È moralista e timido, e come la maggior parte dei padri coreani è perdutamente innamorato di suo figlio".
Queste testimonianze servili ispirano diverse conclusioni:
* Anche io leggo, penso e scrivo per guadagnarmi da vivere, pertanto, prendo le distanze da questi stupidi intellettuali motivando tale decisione con il fatto che nutro "le idee politiche semplici di un camionista e non quelle complesse di un accademico".
* Le università offrono troppi programmi di studi umanistici e di scienze sociali (una cattedra in Studi transgender?) mentre i ciarlatani e i provocatori dominano il mondo dell'arte (una banana da 120 mila dollari?). Al contrario, sono necessarie più scuole professionali e tecniche, insieme ai veri artisti.
La University of Victoria, in Canada, ha una cattedra in Studi transgender. |
* Il libro di Paul Johnson pubblicato nel 1988, Intellectuals: From Marx and Tolstoy to Sartre and Chomsky, ha messo in luce debolezze personali spiacevoli e divertenti. Ma questo è un fatto secondario. Il vero problema è che, nel complesso, editori, professori e scrittori che si occupano di politica e di arte lo fanno più nel modo sbagliato che corretto, e quindi hanno un effetto più dannoso che costruttivo.
Tutto questo non finirà bene. Gli intellettuali proliferano via via che i robot e l'intelligenza artificiale prendono sempre più il sopravvento sulle attività pratiche, e pertanto la sfera del tempo libero si dilata, suscitando una maggiore tortuosità di pensiero e un accresciuto egocentrismo. Il buonsenso diventa sempre più difficile poiché i governi forniscono redditi garantiti e il cibo sembra aumentare negli scaffali dei supermercati Non apprezzando i valori fondamentali, ma trovando inesorabilmente i difetti, gli intellettuali ci conducono su una brutta china.
Addendum del 14 agosto 2020: E, ovviamente, occorre citare George Orwell: "Alcune idee sono talmente stupide che solo gli intellettuali possono crederci".