Le tensioni tra i due paesi covavano sin dalla Rivoluzione islamica iraniana avvenuta quarant'anni fa. Ma il conflitto è sfociato di recente in minacce di guerra.
Nel 2015, l'Iran ha firmato un accordo per limitare il suo programma nucleare. Tra i firmatari dell'accordo figuravano gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, la Cina, la Russia e la Germania.
NICK EICHER, conduttore: Ma lo scorso anno il presidente Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo. Non riteneva che l'accordo riuscisse a limitare il programma nucleare iraniano. Vuole negoziare un nuovo accordo. Finora, Teheran si è rifiutata.
Ridurre la potenza militare iraniana è importante per la politica di difesa degli Stati Uniti. Ma è anche fondamentale per la pace in Medio Oriente. L'Iran ha creato sempre più instabilità nella regione intromettendosi negli affari dei paesi vicini.
La parola a Jill Nelson di WORLD Radio
JILL NELSON, giornalista: La settimana scorsa Stati Uniti e Iran sono arrivati a un passo dalla guerra come mai era accaduto in quarant'anni.
Il presidente Trump ha detto che giovedì notte gli Stati Uniti erano pronti a colpire tre obiettivi strategici in Iran. Ha fermato l'attacco all'ultimo minuto, dopo aver appreso che sarebbero morte 150 persone. Ciò è avvenuto dopo che Teheran aveva abbattuto un drone di sorveglianza americano, e a causa di questo i due paesi sono andati vicini a un conflitto su larga scala.
PIPES: Non penso che nessuna delle parti voglia vedere una "guerra calda", ma si inviano ferocemente dei segnali a vicenda, si mettono in guardia l'un l'altra, si intimidiscono reciprocamente...
Daniel Pipes è presidente del Middle East Forum e un esperto di Islam e Medio Oriente. Non è troppo preoccupato per una guerra imminente, ma afferma che l'Iran crea significativi problemi nella regione.
PIPES: Hanno successo come spesso fanno rilevare. Gli iraniani dominano in quattro capitali arabe: in Yemen, in Libano, in Siria e in Iraq. Sono la grande forza dirompente del Medio Oriente.
C'è un problema, perché Teheran esporta il terrorismo e destabilizza gli alleati occidentali. La leadership iraniana vuole dominare l'intera regione.
Pipes dice che l'Iran sta inscenando attacchi astutamente e anonimamente attraverso gruppi mandatari. Gli Stati Uniti hanno accusato i ribelli Houthi, sostenuti da Teheran, per gli attacchi a quattro petroliere, avvenuti a metà maggio. L'Iran ha negato ogni coinvolgimento. Gli attacchi hanno preso di mira altre due petroliere il 13 giugno scorso, sempre nel Golfo dell'Oman. Il 30 per cento del greggio mondiale passa attraverso queste acque.
[Il Re saudita che parla in arabo]
L'Arabia Saudita ha cercato di raccogliere sostegno contro l'Iran tra gli Stati del Golfo. Il sovrano saudita ha condannato le azioni di Teheran durante un incontro di giugno tra leader arabi e musulmani alla Mecca. Gli Emirati Arabi Uniti sono dalla parte dell'Arabia Saudita, ma gli altri Stati hanno esitato a unirsi al duo.
La piccola, ma ricca, nazione del Qatar è una grande incognita. Lì, prosperano elementi estremisti e l'Iran ha buoni rapporti con i leader del paese. Pipes afferma che il principe saudita Muhammad bin Salman ha commesso un errore, due anni fa, a interrompere le relazioni diplomatiche con il Qatar.
PIPES: È stato uno dei numerosi errori commessi da MbS. Il principe saudita prima agisce e dopo pensa. E ha spinto i qatarioti verso gli iraniani e verso i turchi.
Il Qatar ospita anche la più strategica base militare d'oltremare statunitense. Questa situazione non cambierà a breve, ma crea un dilemma per l'Occidente.
PIPES: Tutti sono in un modo o nell'altro islamisti, ma i qatorioti ora lo sono più fattivamente rispetto ai sauditi, il che è un cambiamento.
L'Iran si sta infiltrando anche in un'altra roccaforte degli Stati Uniti: l'Iraq. Daniel Ibrahim è nato nella città irachena di Ninive ed è stato consulente della U.S. Navy, analizzando le mutevoli alleanze esistenti in Medio Oriente. Egli sostiene che Teheran ha più influenza in Iraq di quanto immaginiamo.
IBRAHIM: Crediamo che l'Iraq sia alleato degli Stati Uniti, ma i fatti concreti ci dicono cose diverse. Gli iraniani pensano di controllare il presidente, il presidente iracheno, perché lo hanno messo al potere o in carica. Pensano che il presidente del parlamento sia lì grazie al loro permesso e senz'altro il primo ministro ricopre il suo ruolo per opera loro.
Le ambizioni regionali dell'Iran rendono la sua corsa al nucleare un problema urgente. Ma i tentativi di contenere il programma stanno fallendo.
Il presidente Trump annunciò il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare iraniano del 2015 per le preoccupazioni in merito al programma iraniano di sviluppo di missili balistici. La Casa Bianca ha quindi autorizzato ad aprile un nuovo ciclo di sanzioni contro l'Iran.
Teheran sente la pressione. I suoi leader hanno dato tempo all'Europa fino al 7 luglio per trovare un modo per salvare l'accordo nucleare. Altrimenti, l'Iran ha avvertito che continuerà ad arricchire l'uranio a un livello superiore a quello previsto dall'accordo.
La scorsa settimana, il Pentagono ha annunciato l'intenzione di inviare un migliaio di truppe in Medio Oriente tra le crescenti tensioni. Il presidente Trump insiste a dire che non cerca un cambio di regime. Vuole solo incoraggiare l'Iran a cambiare rotta.
TRUMP: E non cerco di colpire l'Iran. Cerco di far dire all'Iran: "No alle armi nucleari". Abbiamo abbastanza problemi in questo mondo e in questo momento con le armi nucleari. Niente armi nucleari per l'Iran.
Ma Pipes sostiene che il cambio di regime a Teheran sarebbe una buona cosa finché sarà guidato da esuli e gruppi di opposizione in Iran, sostenuti dall'Occidente. Egli afferma che il popolo iraniano ha imparato una lezione dagli ultimi 40 anni ed è pronto per il cambiamento.
E, secondo Pipes, ciò rende il regime vulnerabile.
PIPES: Ci si potrebbe svegliare ogni mattina e scoprire che alcuni forni non hanno pane, che qualche distributore di benzina non ha carburante e arrivano i problemi, e questo potrebbe scuotere il regime. Potrebbe rovesciare il regime.
Ai microfoni di WORLD Radio, la vostra Jill Nelson.