Nel febbraio scorso ho sostenuto che la massiccia implicazione da parte del Regno dell'Arabia Saudita nella morte di 3.000 americani, a causa dell' 11 settembre, dovesse spingere le vittime e i loro familiari a chiedere un risarcimento. Tre importanti sviluppi hanno indotto tutti loro a proseguire su questa strada.
* Nessuna perdita di benefici per gli Stati Uniti. Una legge americana varata lo scorso 22 settembre sembrava limitare la capacità delle famiglie delle vittime e dei sopravvissuti dell'11 settembre nel chiedere un risarcimento ai sauditi o a chiunque altro. "La legge che regola il sistema di trasporto aereo e la sua sicurezza" stabilisce che, per accedere al fondo di indennizzo federale aperto essi devono rinunciare "al diritto di intentare in ogni tribunale statale o federale una causa civile (o di essere parte in causa) per chiedere il risarcimento dei danni in seguito al disastro aereo di stampo terroristico dell'11 settembre".
Ma Kenneth R. Feinberg, uno speciale esperto incaricato di amministrare il fondo aperto (che egli stima ammonti a 4 miliardi di dollari circa), mi informa che un'altra legge ha cassato in realtà la mia interpretazione del diritto. L'11 settembre, la Public Law 107-71 ha emendato la precedente nel seguente modo: "La precedente sentenza non si applica a un'azione civile per risarcimento danni di fonte secondaria o a un'azione civile intentata contro una persona che ha partecipato consapevolmente a qualsiasi cospirazione volta a dirottare qualunque aereo o a commettere qualunque atto di stampo terroristico".
In effetti, la legge adesso distingue tra coloro che hanno partecipato inconsapevolmente all'11 settembre (come le compagnie aeree o gli aeroporti) e quelli che vi hanno preso parte con consapevolezza (come gli stessi terroristi o coloro che li hanno appoggiati e finanziati). Essa tutela i primi, ma permette di citare i secondi.
Secondo Feinberg, ogni persona "che in Arabia Saudita (o in qualsiasi altro luogo) abbia dato aiuto ai terroristi dell'11 settembre può essere chiamata in causa dagli attori in giudizio che partecipano al Fondo". Ovvero nella sua chiara spiegazione in inglese, gli attori in giudizio possono "avere la loro fetta di torta e possono anche mangiarla".
Questo emendamento è una notizia meravigliosa che permette alle famiglie di accettare in media 1,2 milioni di dollari dai contribuenti americani per poi intentare causa all'Arabia Saudita.
* Maggiori indizi sul sostegno ufficiale al terrorismo da parte dei sauditi. Nelle ultime settimane sono stati trovati dei documenti estremamente incriminanti, come un hard drive sequestrato dalle truppe americane da un computer di un ufficio dell' Alta Commissione saudita per gli aiuti alla Bosnia e l'Erzegovina. Un operativo è stato arrestato con addosso i documenti comprovanti i finanziamenti sauditi a favore del gruppo terroristico Hamas per permettere a quest'ultimo di produrre un missile a corto raggio chiamato «Qassam».
Fonti di intelligence statunitensi arguiscono che i principi sauditi spendono milioni di dollari per aiutare un gran numero di membri di al Qaeda e di Talebani a sottrarsi alla retata americana. Una fonte ha raccontato a Middle East Newsline che "i membri della famiglia reale riversano su al Qaeda continui flussi monetari".
Per arrestare il flusso di fondi, le autorità americane talvolta non devono fare molta strada. Nel marzo scorso, sono state fate delle incursioni in sedici luoghi, la maggior parte dei quali nella zona di Washington, D.C., soprattutto per saperne di più riguardo a due sauditi di grado elevato, come Khalid bin Mahfouz e Cherif Sedky, e riguardo al ruolo da loro avuto nel finanziare al Qaeda.
* Progresso contro la Libia. A marzo, una corte di appello scozzese ha confermato la sentenza di condanna di un agente dei servizi libici per l'attentato dinamitardo del 1988 contro il volo 103 della Pan Am, in cui persero la vita 270 persone, uno sviluppo che Allan Gerson, avvocato di molte famiglie delle vittime della Pan Am, definisce "un passo da gigante" nel riconoscere la responsabilità dei fautori del terrorismo.
Il verdetto scozzese pone fine a un contenzioso durato tredici anni e permette finalmente alle famiglie delle vittime di insistere sulle rivendicazioni civili contro il governo libico con il pieno sostegno del governo americano: "Il Presidente esige che la Libia adempia ai suoi obblighi", afferma il portavoce della Casa Bianca. "La Corte si è espressa. Adesso, la Libia deve agire". Proprio a Parigi sono in corso le trattative con le famiglie che chiedono oltre 10 miliardi di dollari (o all'incirca 40 milioni di dollari per ogni vittima).
Insieme, questi tre sviluppi denotano che gli attori in giudizio dell'11 settembre ricoprano una salda posizione legale, effettiva e politica nel chiedere al Regno saudita il risarcimento dei danni. Se Riad ricusasse le loro richieste, essi potrebbero fare come le famiglie del caso Lockerbie che chiesero un risarcimento superiore ai 100 miliardi di dollari.
Per gli americani comuni è difficile trovare un modo migliore per aiutare a combattere il terrorismo di quello utilizzato dalle famiglie dell'11 settembre e per far comprendere ai sauditi quanto costi supportare questo comportamento ripugnante.