"Non facciamoci illusioni", avverte Daniel Pipes: «La tregua in Siria è solo una abile mossa di Russia, Irani e del regime di Damasco per consolidare le loro vittorie sul campo. L'offensiva militare riprenderà come prima». Storico, presidente del Middle East forum, autore di una dozzina di saggi di politica estera, Pipes, 66 anni, è un 'conservatore a tutto tondo", come si definisce lui stesso, ma anche uno dei maggiori esperti delle dinamiche medio-orientali.
Perché tanto pessimismo Pipes?
La tregua non consentirà di condurre azioni umanitarie a favore delle popolazioni ormai allo stremo?
"Non sono certo le sofferenze dei siriani a motivare russi, iraniani e soldati di Assad. I loro calcoli sono geopolitici: Mosca e Teheran sono interessate a rafforzare le loro posizioni in Siria, approfittando dell'immobilismo dell'America di Obama In particolare Putin punta a mantenere la base sul Mediterraneo e una presenza strategica in Medio Oriente, a umiliare la Turchia e a creare confusione in Europa attraverso i rifugiati."
Che cosa potrebbero fare gli Usa per evitare tutto questo?
"Washington potrebbe, ad esempio, prendere le distanze dalla Turchia e lavorare seriamente con i curdi, prima che diventino tutti pro-russi, come sta già accadendo."
Come valuta I rischi rappresentati dal fronte Al Nuera escluso dalla tregua assieme all'Is?
"Temo che sul lungo termine Al Nusra, che è composto da militanti qaedisti, si rivelerà più pericoloso dell'IS. Lo Stato islamico ha fatto di tutto per provocare il mondo e non resisterà molto all'attacco concentrico: a mio avviso il suo collasso avverrà entro il 2016. In compenso Al Nusra si rafforzerà"