Donald Trump, il candidato in testa nei sondaggi per le primarie repubblicane, in vista delle presidenziali statunitensi del 2016, ha chiesto "la completa e totale chiusura all'ingresso dei musulmani negli Stati Uniti, fino a quando i nostri rappresentanti non avranno capito cosa sta succedendo". Se si sostituisse una parola, questa frase non sarebbe più vergognosa, ma brillante.
Reagendo ai massacri compiuti da musulmani a Parigi e a San Bernardino, Trump ha evidenziato un odio verso gli islamici che va "al di là di ogni comprensione" per l'Occidente. Pertanto, egli ha concluso che "fino a quando non saremo in grado di determinare e capire questo problema e la pericolosa minaccia che pone, il nostro paese non può essere vittima di orribili attacchi da parte di gente che crede solo nel jihad".
Le reazioni negative, in seno agli Stati Uniti e in tutto il mondo, da parte di musulmani e non musulmani, sono arrivate velocemente, e hanno a giusto titolo stigmatizzato la rude dichiarazione di Trump definendola incostituzionale, inaccettabile, inattuabile e non strategica.
Incostituzionale. In Occidente, ogni legge fondamentale è basata sul principio di laicità, che non permette un test religioso per l'immigrazione, trasformando così la dichiarazione di Trump in una provocazione fuori luogo.
Inaccettabile. Oltre alla legalità, la laicità rappresenta un valore fondamentale in Occidente, come la libertà di parola, un valore che quasi nessuno accetta di distruggere per motivi di opportunità momentanea.
Inattuabile. L'Islam non è un'identità permanente come il colore della pelle. Nulla impedisce ai musulmani di rinunciare all'Islam o di convertirsi a un'altra religione. A meno che Trump non estenda la sua "completa e totale chiusura" agli ex musulmani – che è ancor più anticostituzionale – egli incoraggia solo il già esistente fenomeno delle conversioni musulmane di convenienza (come accade in una chiesa di Berlino).
Non strategica. La campagna presidenziale di Trump ancora una volta è controproducente; egli fa sembrare idioti i conservatori e allo stesso tempo attira l'attenzione su coloro che si oppongono alle sue opinioni, in questo caso i gruppi musulmani radicali come il Council on American-Islamic Relations (noto come CAIR), che vanta una pletora senza precedenti di copertura mediatica per diffondere il suo ingannevole messaggio.
Detto questo, Trump ha sollevato una questione importante e urgente che tutti gli occidentali devono affrontare, rappresentata del recente tsunami dell'immigrazione illegale in Europa e dalle enormi tensioni che ha provocato. In poche parole, i musulmani sono una sproporzionata fonte di problemi, com'è chiaro se comparati con gli immigrati di religione induista, che in Occidente sono quasi altrettanto numerosi ma in genere si adattano tranquillamente alla nuova realtà.
La violenza è il principale argomento attinente ai musulmani, che sia perpetrata da gruppi terroristici come a Parigi o da lupi solitari colti da un'improvvisa sindrome da jihad come a San Bernardino. La violenza però non è l'unico problema. L'ostilità islamica nei confronti dei non musulmani assume molte altre forme, come insegnare la supremazia islamica nelle moschee, spargere antisemitismo nelle strade e minacciare chiunque osi criticare pubblicamente l'Islam. Tra le questioni riguardanti le donne figurano la mutilazione genitale femminile, i delitti d'onore, la poliginia e i matrimoni forzati. I costumi islamici portano a nutrire avversione per i cani guida che accompagnano i non vedenti, l'utilizzo promiscuo delle piscine da parte di uomini e donne e per gli omosessuali.
I sondaggi mostrano una diffusa – e legittima – preoccupazione per tali questioni, come pure una crescente impazienza per come i governi sminuiscono queste preoccupazioni. Quando la tedesca Angela Merkel accoglie un numero illimitato di migranti illegali o Barack Obama ridicolizza le preoccupazioni in merito agli immigrati siriani, le voci populiste come quella di Donald Trump trovano inevitabilmente sostenitori.
Anzi, Trump è solo l'ultimo personaggio politico contrario all'immigrazione ad aver trovato un messaggio che riecheggia sempre più. Nei Paesi Bassi, il Partito della Libertà (PVV) di Geert Wilders secondo un recente sondaggio, se si andasse al voto oggi, sarebbe il primo partito, balzando da 15 a 39 seggi dei 150 che compongono il parlamento olandese, quasi il doppio rispetto a ogni altro partito. Nelle elezioni regionali francesi, una settimana fa, il Front National di Marine le Pen era in testa in sei delle tredici regioni. Questa tendenza al rialzo continuerà fino a quando uno di questi ostracizzati partiti ribelli otterrà oltre il 50 per cento dei voti e andrà al potere. In quest'ottica, Trump è in "pole position".
Come affrontare la questione dell'immigrazione musulmana in modo responsabile e incontrovertibile? Ho due suggerimenti. Innanzitutto, occorre modificare la formulazione di Trump "stop all'ingresso dei musulmani negli Stati Uniti" sostituendola con "stop all'ingresso degli islamisti negli Stati Uniti". Gli islamisti sono quei musulmani che cercano di applicare la legge islamica, opprimere le donne e i non musulmani e di stabilire un califfato planetario. Essi costituiscono circa il 10-15 per cento della popolazione musulmana. Sono loro, e non i musulmani in generale, i barbari che "credono solo nel jihad".
In secondo luogo, occorre impegnarsi in una seria ricerca su tutti i futuri viaggiatori ed immigrati, e non in meri controlli pro-forma, come avviene attualmente. Fare questo richiede tempo e denaro, e comporta altresì la necessità di formulare domande creative volte a scoprire le propensioni ideologiche, ma ogni persona che entra nel paese deve essere controllata per assicurarsi che a nessun islamista sia mai permesso di accedervi, anche per una breve visita, aumentando così la nostra comune sicurezza.