Risulta che, di fatto, Edward Said, il famoso intellettuale palestinese, sia cresciuto in Egitto. Così, è falsa la sua abituale affermazione di essere stato cacciato dagli odiosi israeliani dalla sua "bella casa antica" di Gerusalemme – mentre lui viveva all'epoca in un lussuoso appartamento al Cairo. Said aveva da tempo presentato la sua storia come simbolo della tragedia palestinese; venire a sapere che lui si trovava a Gerusalemme solo per fare visita alla famiglia durante le vacanze, toglie un po' di smalto alla storia, diremo noi.
Inaspettata da parte sua, questa dissimulazione assume un altro significato, se vista come parte di uno schema. È rilevante il fatto che almeno altri due arabi di spicco nati in Egitto abbiano affermato in modo mendace di essere palestinesi.
Il primo dei due è stato l'Edward Said degli anni Trenta – un arabo cristiano che conosceva bene i costumi occidentali e scrisse un libro talmente autorevole (Il risveglio arabo, 1938) che da solo ha cambiato l'atteggiamento americano ed europeo verso gli arabi. Il suo nome era George Antonius ed era nato ad Alessandria nel 1891 in una famiglia greco-ortodossa di origine libanese. Come Said, egli aveva frequentato la scuola più prestigiosa della sua città natale e si era recato in Occidente per completare gli studi superiori.
Nel 1921, Antonius andò a vivere a Gerusalemme dove divenne funzionario nell'ambito del Mandato britannico della Palestina e, secondo il suo biografo, "arrivò a considerarsi un palestinese" e "acquisì la cittadinanza palestinese". Lasciando l'impiego britannico nel 1930, Antonius divenne consigliere non ufficiale di Hajj Amin al-Husayni, il gran mufti di Gerusalemme e leader politico dei palestinesi. Durante l'importantissima Conferenza di Londra del 1939, Antonius fu un membro chiave della delegazione palestinese. In breve, egli abbandonò la sua identità egizio-libanese per diventare palestinese. Nelle parole di Fouad Ajami, Antonius dette alla "lotta tra glia arabi e gli ebrei tutta la sua lealtà".
In numerose occasioni, Yasser Arafat ha intrattenuto la platea parlando della sua nascita e dell'infanzia a Gerusalemme. Egli si ricordava con emozione del luogo in cui nacque: una casa in pietra vicino al Muro Occidentale e di come era vissuto con lo zio Sa'ud a Gerusalemme. Come Said, Arafat si mostra come una vittima del sionismo – qualcuno che ha perso tutti i beni che possiede e il suo posto nel mondo a causa della nascita di Israele. Ma in realtà, come due intrepidi biografi francesi hanno rivelato qualche anno fa (nel loro libro del 1997, Les sept vies de Yasser Arafat), "Mister Palestina è nato sulle rive del Nilo".
I ricercatori francesi raccontano la storia divertente della scoperta. Essi si sono recati all'Università del Cairo e innocentemente hanno chiesto un certificato dell'iscrizione di un certo Muhammad 'Abd al-Ra'uf 'Arafat al-Qudwa al-Husayni alla Facoltà di Ingegneria civile, nel 1956. Proprio così, il nome di battesimo di Arafat non diceva nulla all'impiegato egiziano, che "seduto dietro uno sgangherato tavolo in legno, seminascosto dalla pila di polverosi fascicoli rilegati in cuoio nero, toglie uno strato di sudiciume nel modo più professionale possibile", per poi consegnargli i documenti. In un inchiostro blu sbiadito dal tempo, i ricercatori scoprono che il loro uomo, residente al 24 A di Baron Empire Street, a Eliopoli, "era nato il 4 agosto 1929, al Cairo". Con queste informazioni in mano, i due si precipitano al registro di stato civile, che conferma la data e il luogo di nascita.
Arafat poi visse al Cairo fino all'età di 28 anni, identificato come egiziano. La sua prima affiliazione politica fu a un'organizzazione studentesca egiziana di cui i palestinesi non potevano far parte. Egli combatté per un gruppo egiziano contro Israele nel 1948-1949 e in seguito prestò servizio nell'esercito egiziano. Nel 1968, si recò a Mosca, con un passaporto egiziano. Per tutta la sua vita, Arafat ha parlato l'arabo come un egiziano, cosa che talvolta ha ostacolato la sua carriera; nell'incontrarlo la prima volta nel 1967, un biografo racconta che "gli abitanti della Cisgiordania non amavano il suo accento e i suoi modi, che trovavano alieni".
Come mai tre uomini che sono cresciuti in Egitto hanno deciso in diversi momenti del XX secolo – negli anni Trenta, Cinquanta e Settanta – di diventare palestinesi? La risposta probabilmente sta nel fatto che per un militante politicamente ambizioso, la politica palestinese ha molto più da offrire di quella egiziana. Un intellettuale può mettersi più in vista: dove sarebbe oggi Said se avesse difeso le cause egiziane? E un uomo politico trova la strada per il potere ancora più aperta: se Arafat avesse lavorato in Egitto, oggi potrebbe essere un ex deputato di un parlamento debole che approva senza controllare. In altre parole, essere palestinese è utile per la carriera.