Per i musulmani d'America, la guerra teorica delle parole continua a degenerarsi. Due settimane dopo il battibecco pubblico con i gruppi di difesa ebraica sul numero esatto dei musulmani che vivono negli Stati Uniti, il Council on American-Islamic Relations (CAIR) ha lanciato giovedì un appello per fermare "la campagna di diffamazione islamofoba" contro la comunità musulmana americana e i suoi leader. Il CAIR ha esortato i giornalisti e i funzionari pubblici a non "essere utilizzati come strumenti inconsapevoli in questa campagna o a minare i tentativi del presidente Bush di mostrare che la guerra al terrorismo non è un conflitto con l'Islam".
Il CAIR ha puntato il dito con rabbia contro un recente articolo del Los Angeles Times, il quale ha riportato che "Le organizzazioni ebraiche o pro-Israele, come la Lega Anti-Diffamazione, la Lega di Difesa Ebraica e il think tank Middle East Forum nelle ultime settimane hanno fornito alle testate giornalistiche una mole di documentazione di biasimo sui dirigenti musulmani".
E il gruppo ha preso di mira Daniel Pipes del Middle East Forum per il particolare disprezzo mostrato, definendolo "uno dei principali fautori della campagna di diffamazione in corso", che collega il CAIR al radicalismo islamico e anche alla violenza islamica.
In un'intervista a Salon, Pipes risponde a queste accuse e avverte che molti musulmani in America desiderano che la legge islamica governi il paese.
Qual è la sua risposta alle rivendicazioni del CAIR?
La mia risposta è che il CAIR comprenda che l'oscurità in cui esso si muoveva prima dell'11 settembre si è ora dissolta, e che le attività intraprese non se la potranno passare liscia. Esso lo riconosce in questo comunicato stampa: "Quasi ogni giorno siamo costretti a difendere la nostra organizzazione", dicono.
Ma loro asseriscono di doversi difendere dagli stereotipi e dalla diffamazione e non solo da un esame minuzioso.
Non è uno stereotipo. Esistono delle organizzazioni musulmane che sono eccellenti e altre invece che sono pessime. Il CAIR è la peggiore. È la più aggressiva, la più estremista. La più distruttiva. Non è uno stereotipo. Qual è lo stereotipo? È tipico del CAIR invocare continuamente questa specie di discriminazione. Piuttosto che opporsi e combattere onestamente per ciò che argomenta si nasconde dietro questa campagna diffamatoria. Penso che si tratti di un'organizzazione radicale che non fa parte della tendenza dominante della vita americana
Quindi lei è rimasto deluso quando il presidente Bush ha incontrato il CAIR nel settembre scorso?
Penso che sia stato un errore, sì.
Lei ha scritto della popolazione musulmana presente in questo paese che "un numero considerevole condivide con i dirottatori suicidi un odio verso gli Stati Uniti". A suo avviso, i musulmani d'America in che percentuale condividono questo odio verso gli Stati Uniti?
Le cifre sono fluttuanti. Esiste un certo numero di sondaggi. Ce n'è uno citato oggi nel National Review Online che rileva come una parte davvero considerevole di intervistati si senta estraniata nel paese. Non posso fornirle all'impronta delle cifre. Ciò che posso dire al telefono è che esiste un numero considerevole di persone che non si sentono integrate, che non si considerano innanzitutto americane. Il problema è ancora più grave in Gran Bretagna, dove è veramente diventato una questione nazionale nel giro di qualche settimana con i cittadini britannici che si recano in Afghanistan [per dare il proprio sostegno ai talebani e] per combattere in fieri i loro connazionali.
Ma qui da noi non è così.
No, non proprio. Non è ancora diventato un problema come lo è in Gran Bretagna.
Qual è la percentuale dei musulmani d'America che vuole vedere il governo, come dice lei, "in ginocchio"? Si tratta di cifre che eguagliano quelle di chi in questo paese condivide l'odio di bin Laden per l'America?
Beh, è diverso. Qualcuno, in pochi, abbraccia l'ideologia di bin Laden. Ma si tratta di percentuali esigue. Esiste un gran numero di musulmani che si sentono estraniati nel paese.
Crede che il CAIR intenda creare uno Stato islamico in America?
Senza alcun dubbio.
Questo includerebbe un divieto di conversione ad altre religioni diverse dall'Islam
Naturalmente.
E anche la criminalizzazione dell'adulterio, il divieto di mangiare carne di maiale e la soppressione della parità dei sessi?
Ovviamente. Ora lo dicono velatamente nei loro scritti. Non posso provarlo. Posso dirle che ci sono indizi di ogni genere in tal senso. Lo sento. Penso che sia così, ma non so se lo sia nel caso del CAIR. Ma lei mi ha chiesto se è questo che vogliono? E io le rispondo. Sì, è questo.
L'idea che i musulmani d'America intendono creare uno Stato islamico qui e imporre la legge islamica è sembrata essere la parte più sorprendente dei suoi scritti.
Non dico che ciò sta per accadere. Dico solo che se ci fosse un gruppo di persone che volesse farlo, beh, dovremmo saperlo. E fare attenzione.
Ma se loro non lo dicono, come facciamo a sapere ciò che vogliono?
Ebbene, il CAIR è una lobby a Washington e se volesse essere invitato alla Casa Bianca, dovrebbe essere cauto a dirlo. C'è un ambiente in cui tali idee sono assai comuni. Ma non sono tipiche del CAIR. È ciò che vuole chiunque sia islamista [un fondamentalista islamico con delle idee politiche estremiste]. È quasi scontato. Chi è islamista vuole che i musulmani assumano il potere e l'applicazione della legge islamica. C'era una bella citazione nel San Francisco Chronicle in una storia riguardante il congresso dell'Alleanza musulmana americana svoltosi qualche settimana fa, che parafrasava le parole di un uomo: "Entro il 2020 voglio vedere un presidente musulmano". Egli non ha asserito: "Voglio l'applicazione della legge islamica", ma a cosa serve avere un presidente musulmano?
Ebbene, qual è la differenza con qualcuno che sostiene di volere vedere entro il 2020 un presidente ebreo?
Non paragoni l'Ebraismo e il Cristianesimo all'islamismo.
Ma la persona da lei menzionata che asseriva di volere un presidente musulmano entro il 2020 non ha detto di volere un presidente musulmano fondamentalista.
È come dire che io voglia un presidente fascista.
Mette sullo stesso piano l'Islam e il fascismo?
No. Metto sullo stesso piano l'islamismo e il fascismo. E la persona citata dal Chronicle partecipava a una conferenza islamista. Occorre presumere che chiunque partecipi a una conferenza islamista sia islamista e voglia che i musulmani assumano il potere. Certo, si possono utilizzare le stesse parole e nella bocca di qualcun altro questo sarebbe innocuo come volere un presidente ebreo o mormone. Si devono avere filtri differenti. L'islamismo è un'ideologia totalitaria. Un islamista è un pericolo come lo è un fascista. Non dico di rinchiuderli in prigione, ma di tenerli d'occhio. Queste persone possono creare dei veri problemi.
Dire che i musulmani intendono creare uno Stato musulmano in America, non le sembra allarmista?
Come potrebbe essere allarmista quando riesco a scorgere indizi dappertutto?
Beh, glielo sto chiedendo.
Guardi, io ho un filtro. Studio l'Islam e l'islamismo da trent'anni. Ho idea di come si muovono e a cosa assomiglia il loro programma. E comprendo cosa intendono fare. Voi no. Non avete dedicato il vostro tempo a farlo. La maggior parte degli americani non lo ha fatto. Pertanto, credo di poter fare di meglio e dire, guardate, "io riconosco questo schema, l'ho visto in passato in Indonesia, in Iran. Vedo delle cose che quindici anni o anche dieci anni fa non vedevo.
Quando il CAIR protesta con la CBS che non dovrebbe mandare la pubblicità della [birra] Budweiser mentre la squadra di football americana gioca contro quella iraniana, per rispetto verso gli iraniani che non bevono alcolici, che di per sé è irrilevante, a chi gliene importa? Ma questo fa parte di un quadro più ampio – che vieta innanzitutto la pubblicità e poi l'uso di alcolici – che è parte integrante del programma islamista. C'è una lista infinita di piccole cose, ognuna delle quali non è molto importante. Ma messe insieme costituiscono un ordine differente della società.
Il CAIR ha utilizzato una sua citazione in un comunicato stampa: "Come minimo, questo sforzo dovrebbe comportare l'applicazione vigile della pressione sociale e politica al fine di assicurare che all'Islam non sia attribuito uno status speciale di qualsiasi genere in questo paese". Ritengo che l'interrogativo da porsi sia qual è la differenza tra status speciale e accettazione?
Credo che la nostra Costituzione non permetta uno status speciale per i membri di una religione. Non ammetto che i musulmani siano soggetti a pregiudizi e sono favorevole al fatto che essi godano di pieni diritti come cittadini americani. Non voglio che abbiano uno status speciale.
Sono sicuro che essi direbbero semplicemente di voler essere accettati nella società.
Ma la loro accettazione potrebbe andare oltre ciò che considero un'accettazione normale. Vogliono che le regole siano riscritte per loro. Vogliono che in vari modi l'Islam e i musulmani abbiano uno status speciale.
L'altra citazione tratta dai suoi scritti che ha attirato la mia attenzione "I funzionari devono passare al vaglio i discorsi, le associazioni e le attività dei potenziali visitatori o degli immigrati per individuare qualunque segnale di dedizione alla causa islamista e impedire l'ingresso nel paese a chiunque sia sospettato di avere simili legami". A qualcuno potrebbe sembrare molto simile a una vecchia retorica anticomunista.
Cosa c'è di sbagliato in questo?
Ebbene, questa è la mia domanda. Era intenzionale?
La nostra politica per decenni si è basata su una visione benevola dei turisti e dei sedicenti immigrati. Questo è insensato. E se l'11 settembre non è riuscito a convincere di questo, nulla riuscirà a farlo. Ci sono molte persone là fuori che non amano questo paese e voglio fargli del male. E le nostre procedure d'immigrazione non fanno nulla per proteggerci da questo. Esse prendono in considerazione la criminalità ordinaria e non le idee e le convinzioni, credo invece che dovrebbero farlo. Abbiamo delle leggi che risalgono agli anni Cinquanta e penso che dovrebbero essere applicate.
Guardi, io amo questo paese così com'è e non voglio che si trasformi in qualcosa di ben diverso. Ciò che io propongo è che ci sia un mezzo per proteggere, grosso modo, lo status quo. Se si desidera vedere un paese islamista, allora si ha una visione diametralmente opposta alla mia e quindi complimenti, e in bocca al lupo! Il pericolo è all'interno. Se non ci scuotiamo ora, subiremo altri attacchi terroristici e mazzate che ci faranno scuotere più tardi. Vorrei che ce ne rendessimo conto ora.