Veen e i suoi colleghi riordinano una serie di prove per dimostrare che il partito dei Republikaner è più un ripostiglio di proteste (per riprendere il sottotitolo) piuttosto che una minaccia di destra. E questo non perché non ci abbia provato. Il partito abbraccia le classiche idee antidemocratiche, nazionaliste e antieuropee dell'estrema destra tedesca. E, naturalmente, esso detesta gli Stati Uniti: Franz Schonhuber, il leader del partito, ha asserito di temere "il sovvertimento strisciante dei valori europei" da parte degli americani piuttosto che preoccuparsi dei fucili sovietici.
Ma queste idee non attecchiscono in tutto il partito; gli autori tracciano una netta distinzione fra la sua leadership, che a loro avviso è sofisticata a livello ideologico, e i seguaci, che sono scontenti della politica, timorosi del futuro e contrari agli stranieri. I sostenitori del partito tendono a essere prevalentemente uomini (con una proporzione di 2 a 1), sono poco istruiti, risiedono nelle zone rurali, nel sud della Germania, e sono operai. Per riassumere: "Piuttosto che rispecchiare una mentalità radicalmente di destra, la maggioranza dei simpatizzanti [del partito dei Republikaner] mostra una insoddisfazione generale per l'ordine politico in Germania". Guardando al futuro, Veen e gli altri ritengono che al partito di Republikaner manchi "la base sociale e il consenso necessari per costruire un nucleo di elettori stabili". In breve, la Repubblica federale può assorbire questa sfida. Per citare la frase finale di questo saggio, la Germania unita non è Weimar. E noi tutti dobbiamo pregare che questo non sia un pio desiderio.