Di tutti i nemici che gli Stati Uniti devono fronteggiare, forse nessuno sembra più misterioso dei musulmani fondamentalisti radicali. Perché, a partire dal sequestro degli ostaggi dell'ambasciata Usa a Teheran nel 1979, questa gente ha rapito e ucciso degli americani innocenti? E perché odia gli Stati Uniti?
In realtà, i fondamentalisti non sono misteriosi. Essi proclamano pubblicamente la loro visione di una società governata secondo i dettami della legge sacra islamica. Spiegano a chi vuole ascoltarli perché ritengono che gli Stati Uniti siano l'ostacolo principale per l'applicazione di questa legge. Il problema è che gli occidentali sono talmente laicizzati che non credono che qualcuno voglia realmente vivere secondo un codice religioso che risale a mille anni fa. Noi siamo sconcertati dai fondamentalisti perché non li prendiamo sul serio.
Ho spesso sperato che uno scrittore talentuoso scrivesse sui fondamentalisti e convincesse gli occidentali a prendere sul serio i loro obiettivi religiosi. Pertanto, ho letto con particolare entusiasmo La Casa dei Profeti (edito Doubleday, pp. 254, $ 15.95) di Nicolas Saudray. Oltre a raccontare una storia delicata e avvincente – superbamente tradotta dal francese da Julia Allen – l'autore trasmette lo spirito dell'Islam fondamentalista. Il suo tocco leggero e abile riesce a rendere comprensibile questo fenomeno straordinario.
La storia si concentra su un architetto cristiano, Gabriel, che torna in Medio Oriente dopo molti anni trascorsi negli Stati Uniti. La sua nativa Marsania (un paese immaginario che l'autore descrive come una sintesi di Egitto, Libano, Siria e Iraq) ospita numerosi gruppi etnici e religiosi e ha una lunga tradizione di tolleranza. Quando Gabriel se ne andò, prevaleva ancora l'armonia. "A quell'epoca si parlava poco di petrolio. Era prima che i musulmani capissero di essere i più benedetti degli uomini".
Ma con il boom petrolifero arriva l'ascesa dell'Islam fondamentalista radicale. Provando una nuova sicurezza, i fondamentalisti arguiscono che "il Cristianesimo ha fatto il suo tempo. (…) Il mondo si sta allontanando da esso". I cristiani sono tacitamente d'accordo, dicendo che Dio "passa dall'altro lato". I fondamentalisti radicali rifiutano i vecchi modi di vivere e lasciar vivere. Essi ora insistono sul fatto che ogni cosa sia fatta a modo loro. Le tensioni comuni aumentano, gli episodi di violenza diventano comuni.
Gabriel incontra i radicali a ogni passo: gli impediscono l'accesso alla moschea, ostacolano la costruzione dell'albergo che sta progettando e fanno saltare in aria la sua amata cappella della Trasfigurazione. Le loro azioni toccano anche tutti quelli che sono vicini a Gabriel, sempre per il peggio. Sua madre si trasforma in una reclusa. Suo cugino si unisce ai movimenti clandestini cristiani che ricorrono all'uso della violenza. Il suo futuro suocero ricorre all'appeasement amorale.
Ma il tema centrale del libro riguarda la tensione esistente fra Gabriel e il suo amico d'infanzia musulmano, Ruwan, nuovo leader dei fondamentalisti. L'Islam inculca in Ruwan un'assoluta certezza, un muro invalicabile di determinazione fondamentalista. Saudray la definisce "l'incredibile coscienza a posto dell'Islam". I fondamentalisti hanno tanta fede e intendono che nessuno dei loro avversari – cristiani, musulmani o chiunque altro – è in grado di uguagliarli. Da questo derivano il loro potere e la loro minaccia.
Gabriel disprezza e invidia la certezza di Ruwan. Da parte sua, egli sperimenta una serie di risposte al potere fondamentalista. Inizialmente, egli ripone tutte le sue aspettative nella costruzione di una moschea, chiamata la Casa dei Profeti e citata nel titolo del libro, che egli spera possa migliorare i rapporti fra cristiani e musulmani. Poi, Gabriel si gingilla con l'idea di convertirsi all'Islam ed è costernato nel vedere come questa idea che un tempo poteva sembrare sorprendente lasci indifferenti anche i cristiani. Egli crea un'alleanza fra i cristiani e un'altra delle sette minoritarie presenti a Marsania. Spinto dalla disperazione, Gabriel finisce per unirsi ai movimenti di resistenza cristiana.
Tutta Marsania in qualche modo condivide la disperazione di Gabriel. Il primo ministro, un politico addottrinato alla vecchia maniera nel concludere accordi e cavarsela abilmente, esprime il problema in modo metaforico: i numerosi gruppi etnici e religiosi presenti in Medio Oriente assomigliano a dei fili di diverso colore in un arazzo. Prima dell'ascesa del fondamentalismo islamico i fili erano intrecciati insieme, ma i colori non stingevano mai. "I loro contrasti mettevano in risalto la loro bellezza". Ma il fondamentalismo ha distrutto la vecchia tolleranza e l'arazzo non può sopravvivere. "Il filo musulmano è uscito dalla trama. Il tessuto si è gradualmente sfilato".
Il sentimento anticristiano nell'immaginaria Marsania non è qualcosa di diverso o distante dallo spirito che ha motivato l'uccisione di due americani che viaggiavano su un aereo kuwaitiano nel dicembre 1984, il dirottamente di un volo della TWA nel giugno 1984 e la distruzione di un ufficio della Northwest Orient Airlines a Copenaghen, il mese scorso. Corrisponde al rapimento di otto americani residenti in Libano e all'attentato dinamitardo contro un ristorante spagnolo frequentato da soldati statunitensi. Spiega altresì l'assassinio di Malcolm Kerr, il rettore dell'Università americana di Beirut, e l'attentato alle ambasciate Usa a Beirut e in Kuwait.
Come Gabriel, gli Stati Uniti sperimentano una varietà di reazioni all'aggressione dell'Islam fondamentalista radicale; come Gabriel, essi giungono lentamente alla conclusione che nulla funziona, tranne che rispondere alla stessa maniera.