Con un'abilità non comune, Shlaim è riuscito – nell'ambito di un volumetto con ampi margini – a confezionare errori di valutazione, arroganza e la mancanza di buonsenso nel peggiore libro sul Medio Oriente pubblicato nel 1994.
Esempio 1 (microlivello): Sia il Senato sia la Camera dei Rappresentanti hanno formato una commissione d'inchiesta per valutare le accuse lanciate da Gary Sick al candidato Reagan, reo di aver concluso un accordo nel 1980 con il regime di Khomeini per un rinvio della liberazione degli ostaggi a Teheran. Ogni Camera ritiene che l'ipotesi di Sick sia del tutto errata. Shlaim ignora queste indagini e dichiara che la paura del ricatto iraniano giustificò gran parte della politica mediorientale di Reagan.
Esempio 2 (macrolivello): Shlaim crede che la storia del Medio Oriente del XX secolo stia tornando al punto di partenza. In origine la regione era sottoposta al controllo ottomano, ha trascorso settant'anni di lotte contro la dominazione straniera, e alla fine si trova a essere sotto il controllo americano. "Gli attori principali sono cambiati ma il vecchio ordine è sopravvissuto", egli scrive. In altre parole, nell'immaginario di quest'uomo, oggi Washington governa il Medio Oriente proprio come Istanbul faceva ottant'anni fa. E su questa falsa base, Shlaim scrive "una critica della politica americana".
Come questi esempi sottintendono, la visione di estrema sinistra di Shlaim ispira un'animosità verso l'America e Israele di rara eccezionalità. Speriamo solo che nonostante la piacevole veste grafica confezionata dalla casa editrice Whittle Books e la vasta campagna pubblicitaria Guerra e pace in Medioriente trovi l'anonimato che si merita così ampiamente.