Rahman colma sapientemente una grave lacuna accademica fornendo una storia dettagliata della rivendicazione irachena del Kuwait. Egli fa risalire le origini di un Kuwait autonomo al 1752 e mette insieme una serie di fonti contemporanee, soprattutto inglesi, per mostrare che lo sceiccato mantenne la sua autonomia per un secolo e mezzo, fino a quando nel 1899 fu siglato un accordo con il governo britannico che pose efficacemente il Kuwait sotto la protezione inglese. Questa intesa, va sottolineato, fu avviata dagli stessi kuwaitiani per paura dell'espansionismo ottomano a sud dell'Iraq.
L'Iraq era appena diventato uno Stato indipendente quando i suoi dirigenti avviarono la campagna per annettere il Kuwait. La prima dichiarazione sul Kuwait come "parte non separabile" dell'Iraq fu pubblicata a Baghdad da un quotidiano controllato dal governo il 16 maggio 1933. Rahman analizza una campagna che a volte cercava di rettificare un confine e altre intendeva prendere il controllo dell'intero Kuwait, e poi mostra come essa sia continuata, con alti e bassi, per più di sei anni, terminando con l'invasione del 2 agosto 1990. L'autore arguisce in maniera convincente che la brutta controversia territoriale che stava dietro quell'invasione "affondava le sue radici nel XX secolo quando l'Impero ottomano estese il suo potere" a sud verso il Kuwait. Purtroppo, Rahman non trae conclusioni sul futuro dal suo studio storico, ma la sua lunga storia di ambizioni territoriali lascerà la maggior parte dei lettori preoccupati che l'irredentismo di lunga data dell'Iraq persista, nonostante i numerosi costi della sconfitta e della miseria.