Si menziona il nome Bangladesh e viene in mente l'espressione "un caso disperato internazionale", insieme alle inondazioni monsoniche, alla fame, alla calura che stordisce e al sovraffollamento. Ma Novak nella sua bella narrazione, perfino lirica, sostiene che il paese offre molto più di questa sfilza di miserie. Seguitelo attraverso le stagioni, le aree geografiche, la popolazione e la storia del Bangladesh e arriverete ad apprezzare questo strano ma meraviglioso luogo che i suoi conquistatori musulmani hanno soprannominato il "paradiso infernale".
Alcuni punti del libro destano un certo interesse: il più grande flusso d'acqua dolce della terra che si riversa nell'oceano fa' sì che il Bangladesh sia la terra più ricca e maggiormente coltivata al mondo. Eppure la siccità rappresenta un pericolo maggiore rispetto alle inondazioni. Come attestano le sue grandi rovine, la regione gode di periodi di sostanziale prosperità, basata sulla raccolta del cotone, della juta o del tè; la sua sofisticata cultura brahmanica ha prodotto figure come Rabindranath Tagore e Nirad Chaudhuri. L'impoverimento del Bengala risale alla grande carestia del 1943. In breve, Novak presenta una storia così accattivante che lo slogan dell'ente nazionale per il turismo: "Visitate il Bangladesh (…) prima che arrivino i turisti" rischia di indurre il lettore ad accarezzare l'idea bislacca di visitare il paese da solo – e non nella stagione secca, quando arrivano i tipi della Banca mondiale, ma durante le piogge, quando l'acqua copre oltre l'80 per cento della terra del paese!
Guardando al futuro, Novak ritiene che il Bangladesh è "un paese dinamico, in crescita e fiorente" con una terribile sfida da affrontare: una bomba demografica che può distruggere la struttura della nazione. Escludendo, tuttavia, il disastro assoluto, l'autore crede che il Bangladesh "sopravvivrà e prospererà negli anni a venire".