Con la pubblicazione di questi due libri, tutte e tre le figure di spicco della Nazione dell'Islam (Elijah Muhammad, Malcolm X e Louis Farrakhan) sono oggetto di eccellenti biografie complete, anche se non troppo favorevoli.
Finora, Elijah Muhammad è stato il più anonimo del trio, un personaggio tranquillo, che è rimasto anche nell'ombra, molto meno visibile al mondo esterno rispetto ai suoi portavoce. Tuttavia, Clegg stabilisce che contrariamente a ciò che pensano in modo quasi unanime gli estranei, Muhammad aveva peraltro molta più importanza e potere all'interno del movimento rispetto agli altri uomini più giovani o a chiunque altro. La sua biografia, il miglior volume mai scritto sulla Nazione dell'Islam, si basa su un'ampia e impressionante gamma di documenti originali, come le volontà che il nonno schiavo di Muhammad trasmise alla propria figlia e gli approfonditi dossier dell'Fbi riguardanti la Nazione dell'Islam. Forse l'argomento più interessante e originale di Clegg consiste nell'affermare che poco importa quanto sembrasse radicale la retorica di Muhammad, perché, nel 1960, egli divenne prigioniero della sua stessa avidità, e questo impose un conservatorismo operativo, perfino una certa timidità, del tutto in contrasto con i suoi discorsi incendiari. In modo interessante, Clegg attribuisce questo cambiamento almeno in parte al viaggio che Muhammad fece tra il 1959 e il 1960 nel mondo musulmano, dove è rimasto inorridito dalla povertà e dalla sporcizia; e così smise di dipingere la "Terra Santa dell'Islam" come un luogo infinitamente superiore agli Stati Uniti che avrebbe salvato gli afro-americani. Ciò comportò una diminuzione delle aspettative rivoluzionarie e una maggiore enfasi sul messaggio dell'auto-miglioramento economico.
Al contrario di Elijah Muhammad, Malcolm X ottenne un'attenzione maggiore di quella che gli spettava. Ma egli si fece conoscere soprattutto per dei motivi che avevano a che fare con la sua odissea personale che da ladruncolo lo portò a essere una figura politica di statura internazionale, con il suo nazionalismo nero e con la sua brillante retorica, e non perché fosse una figura chiave nella crescita dell'Islam negli Stati Uniti. DeCaro colma questa lacuna ponendo intelligentemente l'accento sulla sua "vita religiosa". Come Clegg, egli si basa su una ricerca approfondita fatta su documenti di prima mano; scopre nuove informazioni sull'uomo che egli definisce "un rivoluzionario mosso da motivi religiosi". In particolare, DeCaro mostra dove la famosa autobiografia di Malcolm X è carente di informazioni importanti o dove tende a fare considerazioni; ciò che Malcolm X ha effettivamente fatto nel corso dei suoi ultimi anni (dopo aver lasciato la Nazione dell'Islam ed essere diventato un musulmano ordinario); e mostra infine i paralleli nella duplice conversione di Malcolm X (alla Nazione dell'Islam e all'Islam). Dal punto di vista islamico, Dalla parte del mio popolo è di particolare interesse per il modo in cui DeCaro fa a pezzi il mito che Malcolm X aveva diffuso, secondo il quale egli imparò a scoprire l'Islam tradizionale solo quando raggiunse la Mecca nell'aprile 1964; infatti, scopriamo qui, che Malcolm X ci mise molti mesi, addirittura anni, per andare in quella direzione. Raggiungere la Mecca per Malcolm X non fu tanto una rivelazione quanto un'opportunità per dichiarare apertamente il proprio credo religioso.