Raramente, per non dire mai, un incidente bellico è stato esaminato a fondo com'è accaduto per l'attacco perpetrato da Israele contro la USS Liberty nel bel mezzo della guerra del giugno 1967. Questo episodio, che ha avuto luogo l'8 giugno, fece 40 vittime tra gli americani e 171 feriti, e fu immediatamente denunciato e riconosciuto dalle autorità israeliane come un terribile errore; una moltitudine di inchieste israeliane e americane confermarono in seguito che un errore era alla base della tragedia. Nel corso degli anni, però, sono fiorite una serie di teorie del complotto che hanno puntato il dito contro un attacco israeliano deliberato e che sono state promosse in parte dai membri dell'equipaggio della nave Liberty.
Cristol – ex pilota della Marina americana e ora giudice federale in Florida – ha dedicato quattordici anni della sua vita ad accertare cosa sia realmente accaduto quel giorno al largo delle coste egiziane. La sua ricerca è incredibilmente completa, scovando ogni documento disponibile e rintracciando gli attori di quel dramma, oltre a fornire un gran numero di informazioni contestuali. L'autore analizza minuziosamente la vicenda, dedicando sette pagine solo alla questione di quale fosse la bandiera che sventolava sulla Liberty (i piloti potevano saperlo? Considerati i venti che spiravano quel giorno, la bandiera era visibile? Poteva trattarsi di una bandiera falsa?)
Cristol ritiene che siano stati commessi degli errori sia da parte degli israeliani ma anche degli americani (questi ultimi ad esempio, non hanno informato gli israeliani della presenza della nave) ma trae una conclusione inequivocabile: l'attacco fu, in effetti, un errore. Dopo aver mostrato l'impossibilità che si sia trattato di un deliberato attentato israeliano, egli provvede allora a mostrare l'assurdità delle teorie del complotto. (La mia teoria del complotto preferita è quella di Mahmud Qasim, un ambasciatore egiziano, secondo cui gli israeliani si sono serviti della voce di Gamal Abdel Nasser per convincere re Hussein di Giordania a entrare in guerra contro Israele – tentando poi di dissimulare questo espediente attaccando la Liberty, una nave spia in grado di coprire il raggiro.) Dopo aver demolito queste idee false, Cristol propone un'interpretazione generosa ai suoi avversari sconfitti: "L'incidente della Liberty è un classico esempio delle conseguenze terribili che possono accadere quando le forze amiche non informano gli amici dei propri movimenti".
Aggiornamento del 2 gennaio 2003: Jay Cristol ha replicato alle critiche che gli sono state mosse su questo sito con i seguenti commenti:
I commenti negativi degli utenti postati come risposta alla recensione di Daniel Pipes del mio libro L'incidente della USS Liberty hanno una cosa in comune: provengono tutti da persone che hanno una propria opinione e non sono interessate a conoscere nuovi fatti, e inoltre sembra che la maggior parte di loro non abbia letto il libro. Se dopo aver letto il volume e visitato il mio sito web, non concorderete con la mia conclusione che si sia trattato di un tragico errore, beh, siamo in un paese libero. Dovreste sapere che io non sono stato il solo a giungere a questa conclusione.
La Commissione d'inchiesta della Marina americana convocata qualche giorno dopo l'accaduto ha effettuato 52 constatazioni di fatto. Le tre constatazioni più importanti sono le seguenti:
1) Le prove disponibili se combinate stanno a indicare che l'attacco dell'8 giugno contro la nave Liberty è stato in realtà un caso di errore d'identità;
2) Le condizioni di bonaccia e la velocità ridotta della nave possono aver reso difficile da identificare la bandiera americana e
3) Non ci sono indicazioni disponibili che sia stato pianificato un attacco contro una nave americana.
Il dossier di 727 pagine, comprese 155 pagine di deposizioni giurate del comandante della nave, William McGonagle e di altri membri dell'equipaggio della Liberty, può essere fornito dal Navy Judge Advocate General. L'ammiraglio John McCain, il comandante in capo delle forze navali americane (e padre del senatore McCain) approvò i risultati della Commissione d'inchiesta:
Le suddette osservazioni espresse dalla convening authority portano alla conclusione generale che l'attacco è stato, di fatto, un errore.
La Central Intelligence Agency (CIA), in una lettera indirizzata dal suo direttore a un senatore americano e datata 27 febbraio 1978, ha chiarito la propria posizione:
A nostro giudizio l'attacco israeliano contro l'USS Liberty non è stato un atto criminoso ma un errore.
In un rapporto inviato al presidente, Clark Clifford, capo dei consiglieri di politica estera, scrive:
Dalle informazioni finora disponibili non risulta che l'alto comando israeliano abbia sferrato un attacco premeditato a una nave americana.
Nel 1967, il segretario alla Difesa Robert McNemara testimoniò davanti alla Commissione Affari Esteri del Senato che
Non c'era alcuna prova che chi lanciò l'attacco (…) sapesse di attaccare una nave americana.
Nel 1981, la National Security Agency attribuì la responsabilità della tragedia agli errori di calcolo israeliani e ai fallimenti delle comunicazioni americane. Otto presidenti Usa – Johnson, Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush, Clinton e Bush – hanno tutti concordato sul fatto che l'episodio della Liberty sia stato un tragico caso di errore d'identità.
Il mio libro, L'incidente della USS Liberty, è una raccolta di tutte le inchieste ufficiali oltre alla mia ed è altresì un'analisi delle numerose e contraddittorie teorie del complotto avallate da qualcuno dei commentatori negativi. Io mi limito a proporre l'approccio ragionevole per giungere a una conclusione su tale questione: leggere il libro prima di trarre delle conclusioni.