Le fatwa sono dei pareri non vincolanti sulle questioni della legge islamica; esse servono all'elaborazione della Shari'a un po' come fa il precedente nel diritto anglo-americano, contribuendo ad adattare la legge alle circostanze sempre nuove. Il processo di emettere delle fatwa è iniziato come attività privata, ma col tempo i governi hanno sempre più dominato questo processo. Nell'Islam non esiste un meccanismo formale grazie al quale uno studioso acquisisce il diritto di emettere delle fatwa; piuttosto, il rispetto tende a instaurarsi spontaneamente dietro certi individui e le loro decisioni. (L'intero processo assomiglia ai responsa dell'Ebraismo.)
A lungo trascurate, forse a causa della loro complessità, le fatwa sono il fulcro di un volume esemplare che consta di ventotto saggi ben scritti che abbracciano un intervallo di tempo che va dal periodo medievale e arriva ai nostri giorni e gli argomenti trattati spaziano dalla legittimità degli esami post-moderni alla guerra del Kuwait. Molteplici i capitoli innovativi degni nota: il capitolo scritto da David Powers mostra come i musulmani abbiano evitato le restrizioni coraniche in materia di eredità e come i giuristi abbiano chiuso un occhio su questa pratica; Harald Motzki si occupa dei matrimoni precoci nel XVII secolo in Palestina, esplorando un mondo diverso dove le bambine di nove anni sono sessualmente mature e gli uomini cercano di diventare i guardiani delle belle ragazzine sperando di approfittare della dote che hanno pagato; e infine Shahla Haeri esamina le fatwa contrastanti di due leader iraniani (l'Ayatollah Khomeini e il presidente Rafsanjani) trattando la questione delicata del matrimonio temporaneo o a termine e le sorprendenti conseguenze della legalizzazione di tali unioni da parte di Rafsanjani.