DREW GRIFFIN: Il presidente degli Stati Uniti e il primo ministro israeliano negano che i loro rapporti siano freddi o che l'amicizia israelo-americana sia tutt'altro che solida È vero? In passato, i rapporti tra questi due uomini sarebbero stati gelidi. Ebbene, parliamone con un esperto.
GRIFFIN: Abbiamo sentito i commenti a caldo dopo l'incontro alla Casa Bianca tra il presidente Obama e il premier israeliano Binyamin Netanyahu. Questi due uomini in passato non sono stati in perfetto accordo. Oggi l'incontro. Ovviamente, si è cercato di dire che non c'è stata nessuna rottura fra loro. Vorrei fare qualche domanda a riguardo a un esperto in materia, qual è Daniel Pipes.
Daniel, lei è il direttore del Middle East Forum, ed è in collegamento con noi da Philadelphia. Dall'incontro è sembrato che i due avessero parecchie questioni di cui discutere, Gaza, i negoziati palestinesi, la capacità nucleare dell'Iran. Ma pare al che centro di tutto ci sia stato l'obiettivo di mostrare pubblicamente che questi due uomini sono di fatto amici, che possono discutere e lavorare insieme.
DANIEL PIPES, DIRETTORE DEL MIDDLE EASTA FORUM: Esatto, è proprio così. È stata una dimostrazione importante. Sono prevalse parole come "meraviglioso", "eccellente" e "speciale". Penso che ciò sia stato più rilevante di ogni dettaglio, ad eccezione di uno. La novità non è rappresentata dall'Iran né da Gaza, ma dal fatto che il presidente sia apparso e abbia confermato che non ci sarà nessun cambiamento nella politica americana, riguardo al possesso israeliano di armi nucleari – e questo è stato importante. Non lo avevamo mai sentito prima.
Così i titoli dei giornali strillano che tutto è perfetto. Noi ne prendiamo atto e guardiamo al futuro. Oggi è diverso rispetto a un anno e mezzo fa, nonostante ciò che essi hanno detto.
GRIFFIN: E io le chiedo perché questo, giacché il presidente, come avrà sentito dalla conferenza stampa, ha risposto a poche domande. Si è anche messo un po' sulla difensiva quando gli è stato chiesto per quale motivo le sue relazioni con Israele hanno una marcia in meno rispetto ai rapporti instaurati da altri presidenti.
PIPES: Beh, il presidente è arrivato alla Casa Bianca e ha focalizzato l'attenzione sugli aspetti più controversi delle relazioni tra gli Stati Uniti e Israele, ossia la Cisgiordania e Gerusalemme. Ma è stato subito evidente che ci sono tre inconvenienti in questo.
Innanzitutto, è stata rafforzata la posizione dei palestinesi. Essi sono più riluttanti a negoziare con Israele. In secondo luogo, ciò ha reso gli israeliani più restii ai negoziati per mancanza di fiducia nell'amministrazione Usa. E in terzo luogo, poiché ci avviciniamo a novembre, questo ha delle conseguenze politiche per il presidente e per il Partito democratico.
E così non c'è motivo di mantenere questa tensione e occorre ritornare sui propri passi e tornare ad avere rapporti ottimi come prima. È importante.
GRIFFIN: Sì, ovviamente è così. Netanyahu ha bisogno dell'appoggio degli Stati Uniti, che però è stato sepolto, e lei ha appena detto che questo potrebbe essere un problema di politica interna anche per il presidente?
PIPES: Assolutamente. Il Washington Post oggi ha pubblicato un pezzo in cui tutti i candidati repubblicani in corsa alle prossime elezioni di metà mandato accusano l'amministrazione Obama di non essere abbastanza alleata di Israele, mostrando anche come i democratici siano sulla difensiva. In effetti, qualche democratico muove altresì delle critiche all'amministrazione Obama – pertanto questa non è una buona politica.
E anche se quest'articolo concentra l'attenzione sugli ebrei americani, non sembra che ci siano molti più ebrei americani che voteranno con Israele nel cuore. In genere lo fanno i conservatori, e in particolare gli evangelici. Questo è un ostruzionismo elettorale importante, a poche settimane dalle elezioni. Non è un ostruzionismo elettorale che ci deve lasciare indifferenti.
GRIFFIN: Vorrei porle una domanda in merito alla questione chiave che ho arguito da questo in termini di sicurezza per entrambi questi due uomini. Non sembra riguardare i palestinesi quanto piuttosto l'Iran e le armi nucleari e l'idea è che queste sanzioni, queste nuove sanzioni severe che il presidente Obama ha firmato, funzionino, ma funzioneranno davvero solo se altri paesi sono implicati. Il presidente farà abbastanza per impedire a Israele di colpire l'Iran? Nuove sanzioni più severe nell'ipotesi di un accrescimento della capacità nucleare o per cercare di coinvolgere la Cina e la Russia?
PIPES: Beh, niente di quanto detto sopra e questa è una domanda cruciale cui non sono in grado di rispondere. Questo è sufficiente o no? Gli iraniani torneranno indietro o no? Sospetto di no, poiché nessuna sanzione, poca importa quanto sia severa, sarà sufficiente per dissuadere il regime iraniano dal suo obiettivo di costruire delle armi nucleari. Non credo proprio che funzionerà.
C'è però una serietà d'intenti e una palese speranza da parte americana che questo sarà sufficiente in modo che gli israeliani o gli americani non avranno bisogno di ricorrere all'uso della forza. Quale sarà il risultato, è troppo presto per dirlo. Credo che ciò cui stiamo assistendo sia un build-up e una conferma dell'intenzione di voler evitare l'uso della forza militare, senza però escluderlo.
GRIFFIN: Molto bene. Ringraziamo Daniel Pipes, direttore del Middle East Forum, per essere stato qui con noi e per averci illuminato su questo incontro.
Desideriamo ricordare a lei, Daniel, e a tutti, di non dimenticare di guardare domani sera il programma Larry King Live. Ci sarà un'intervista esclusiva in prima serata al premier israeliano Binyamin Netanyahu. Alle 21,00 solo sulla CNN.