"Mr. Pipes, sono sorpreso della sua mancanza di coraggio", mi ha rimproverato un lettore. "Il suo punto di vista va bene per la gente che crede nella fata turchina e in Babbo Natale", ha opinato un altro. "Lei ha veramente perso punti su quest'argomento!" "Spero che non cominci a perdere il suo sangue freddo." "Assolutamente errato." Oppure in modo più benevolo: "Probabilmente la sua speranza obnubila la sua capacità di comprendere la realtà".
Questi sono solo alcune delle innumerevoli reazioni negative (che ho trovato nella sezione dedicata ai commenti del mio sito web) al mio articolo di due settimane fa, in cui sostenevo che l'Islam non è malvagio. "Piuttosto che inveire contro la presunta "malvagità" dell'Islam", avevo scritto, dovremmo intervenire e "aiutare questa civiltà a modernizzarsi". L'80% dei miei lettori non sono d'accordo. Dalle loro lettere emergono tre punti importanti:
-
L'Islam è stato sempre sul sentiero di guerra. "Sin dalle origini [dell'Islam] è sempre esistita la conquista violenta sull'infedele", scrive un internauta. "Si basa sulla guerra, la conquista e la conversione coatta", asserisce un altro. "La guerra dichiarata da Maometto nel 600 d.C. …, prosegue fino ai nostri giorni", osserva un terzo.
-
L'Islam militante è l'Islam. I lettori insistono sul fatto che i danni che attribuisco a una ideologia moderna e radicale si riferiscano in generale a questa dottrina religiosa. Loro sostengono che ciò che io definisco Islam militante "dovrebbe essere chiamato in modo appropriato ‘vero Islam'". Un internauta domanda: "I wahhabiti e gli altri estremisti islamici cosa disapprovano della dottrina di Maometto?" E poi replica: "Si comportano in modo conforme alla sua dottrina!"
-
I versetti coranici più moderati sono stati abrogati. I lettori arguiscono che il Corano contiene dei versetti contraddittori al punto che gli studiosi musulmani hanno finito col decidere che i versetti più recenti avrebbero sostituito quelli più datati, abrogandone la validità. In particolar modo, i versetti concilianti che ho citato ("Non ci deve essere alcuna coercizione nelle questioni di fede!" e "Oh Genti! Siete state divise in nazioni e in tribù in modo da potervi conoscere gli uni con gli altri") sono stati sostituiti con degli altri più aggressivi ("E allora combattete e massacrate i pagani ovunque si trovino. E afferrateli, assediateli e colpite in ogni momento").
Rispondo col dire che non importa ciò che l'Islam è adesso o ciò che è stato in passato: nel futuro sarà qualcosa di differente. La religione va adattata ai costumi moderni.
Si può fare. Un esempio recente: a maggio, le autorità religiose turche decretarono – in modo assolutamente contrario ai costumi islamici – che le donne potessero pregare insieme agli uomini nelle moschee nel periodo del loro ciclo mestruale. Il Sommo Consiglio delle Questioni Religiose ha deciso ciò in base alla concezione (chiaramente moderna) che uomini e donne sono degli "esseri uguali e complementari". Il mese dopo, questo stesso Consiglio sollevò una questione estremamente delicata circa il permettere alle donne musulmane di sposare uomini che non siano musulmani, il che probabilmente andrà ancora contro secoli di tradizioni.
Se i teologi turchi sono in grado di mettere in atto questi cambiamenti, perché non lo fanno anche i teologi di altri Paesi? Se possono essere mutate le consuetudini inerenti le donne, perché non trasformare quelle riguardo la jihad o la funzione della legge islamica nell'insieme? L'Islam può adattarsi alla modernità al pari di altre fedi religiose.
Al contrario, se si considera l'Islam come incorreggibilmente dannoso, che si rischia di fare? Questo approccio trasforma tutti i musulmani – anche quelli moderati che rifuggono dagli orrori dell'Islam militante – in eterni nemici. E ciò non lascia nessuna scelta politica. Il mio approccio ha il beneficio di fornire una politica realistica per affrontare un grosso problema a livello mondiale.
Concludo con una riflessione. Gli americani hanno acquisito una notevole conoscenza dell'Islam. Contrariamente al piagnucolio incessante da parte degli apologeti dell'Islam militante riguardo all'ignoranza americana su questo argomento, i miei lettori sanno cosa dicono. Le critiche da loro mosse sono talvolta erudite (ad esempio, sulla questione delle abrogazioni coraniche), talora eloquenti ("La prossima volta che Lei guarda un filmato televisivo che mostra i resti microscopici dei corpi dei cittadini israeliani, raccolti per strada, sui marciapiedi e dagli edifici, provi a pensare cosa sia la reale malvagità").
Di certo, questi lettori non rappresentano assolutamente l'opinione pubblica americana ma il loro documentato antagonismo verso l'Islam è un fatto rimarchevole. È probabile che assuma un ruolo politico più esteso, mentre l'Islam diviene sempre più un principale argomento di discussione in Occidente.