La Wroe, oltre a essere una storica medievalista, cura le recensioni editoriali del settimanale The Economist. Il suo libro non contiene una sola intervista ma piuttosto si basa su un'attenta lettura dei documenti. Inoltre, l'autrice ha uno stile di scrittura tipico dell'Economist: vivace, stravagante e disposto ad affrontare questioni profonde. Il risultato è il miglior testo pubblicato sul caso Iran-Contras, ben superiore al grosso volume scritto sull'argomento da Theodore Draper dal titolo A Very Thin Line (Hill and Wang, 1991).
La Wroe traccia i contorni dello scandalo in poco più di due pagine dell'introduzione; lo stesso studio è tematico. E che temi! Il primo capitolo si sofferma su due illusioni che rafforzano l'intero fiasco: che i moderati potessero trovarsi in seno al governo di Khomeini e che i Contras avrebbero salvato l'Occidente dal comunismo. Altri capitoli si occupano del denaro, delle menzogne, della serie di ordini, dei legali e del carattere cinematografico dell'intero caso. La Wroe tratta con furba intelligenza tutti questi argomenti. Le sue citazioni sono brillanti (è difficile sceglierne una in particolare, ma ad esempio Robert McFarlane, prendendo le distanze dalla famosa torta che la delegazione americana portò a Teheran, disse: "In poche parole, c'era una torta nella missione. Io non l'ho acquistata, non l'ho preparata, non l'ho cotta, non l'ho mangiata, non l'ho regalata né ho avuto a che fare con essa"). Questo volume non si limita a essere un classico resoconto dei fatti, ma spiega e rievoca lo spirito che si cela dietro uno dei più bizzarri episodi della storia americana.