L'introduzione presenta il volume Trionfo senza vittoria come se fosse probabilmente niente meno che "una nuova forma di storiografia". Se il giornalismo serve come prima bozza della storia, U.S. News aspira qui a scrivere la sua seconda bozza. Si tratta di un obiettivo audace ma non irragionevole; e, in effetti, Trionfo senza vittoria fornisce fino ad oggi la migliore visione della guerra. L'innovazione risiede principalmente in due cose: utilizzare le risorse di un grande magazine di notizie per documentare una storia intensa e dare a Brian Duffey la libertà di scrivere usando la propria voce di autore. Questa combinazione funziona: ha il vantaggio di contare sui contributi offerti da molti giornalisti talentuosi e sul lavoro di un unico autore. Un altro tocco ammirevole: a differenza di tanti altri libri giornalistici pubblicizzati, questo volume è sobrio nei toni (da notare l'aggettivo "non raccontata" presente nel sottotitolo e non "segreta", che è il termine utilizzato solitamente) ed è attento nella presentazione dei fatti.
Trionfo senza vittoria rivela molte nuove informazioni sulla guerra: ad esempio, che il governo americano ha progettato e dispiegato bombe speciali per espugnare i bunker di Saddam Hussein; che l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana è riuscita a immettere un virus informatico nel sistema di difesa aerea iracheno; e che il numero dei soldati iracheni uccisi in azione potrebbe aggirarsi intorno agli 8000. L'unica pecca grave è quella dell'omissione: lo studio si concentra così attentamente sulla prospettiva americana che gli altri attori – gli iracheni, i kuwaitiani, i sauditi, gli europei – sono quasi insignificanti. Tuttavia, questo genere ha un futuro.