St. John offre un resoconto attendibile degli avvenimenti importanti accaduti nel corso dei diciotto anni di governo di Muammar Gheddafi, ma poco più. Piuttosto che perseguire il suo argomento a livello cronologico – e in questo modo dimostrare la logica di come gli eventi si siano sviluppati – egli suddivide la politica estera in sette temi. Il risultato è un guazzabuglio di eventi conosciuti (i tentativi libici di unione, gli scontri con i vicini, il terrorismo) che l'autore impila uno sopra l'altro. St. John conosce l'argomento trattato del suo volume: è un peccato che non egli abbia riflettuto su di esso prima di pubblicare questo testo.
Detto questo, St. John giunge a due conclusioni da tenere a mente quando si fa una valutazione della Libia sotto Gheddafi. Innanzitutto, "il carattere bizzarro della politica estera libica spesso era frutto della sua assoluta certezza e costanza". In altre parole, Gheddafi è un estremista e non un pazzo. In secondo luogo, "innovativa ma dottrinaria, la politica estera di Gheddafi fu altresì infruttuosa". L'ideologia è stata ignorata e il governo isolato. Questo significa che per quanto malvagio egli sia, alla fine Gheddafi costituisce una minaccia minore rispetto, ad esempio, al siriano Hafiz al-Assad o all'iraniano Ayatollah Khomeini.