Abrahamian, uno degli studiosi più creativi dell'Iran moderno, focalizza la sua attenzione su un aspetto ripugnante ma centrale delle attività di propaganda della Repubblica islamica dell'Iran: l'uso della carcerazione e della tortura per ottenere delle ritrattazioni che hanno un ruolo fondamentale nel sostegno al regime. Questi sono degli episodi di "un grande dramma messo in scena dalle autorità" per distruggere i nemici e ottenerne il sostegno. Abrahamian ritiene che l'uso della tortura non sia sadico né primitivo, ma "molto razionale, moderno e studiato a tavolino". La tortura funziona, poiché circa il 95 per cento dei prigionieri politici rilascia "l'intervista" filmata che viene loro richiesta.
Il libro contorto ma affascinante comincia con un'analisi di pratiche similari e rileva che l'uso iraniano delle ritrattazioni è uno dei più sviluppati, al pari dell'Europa moderna, dell'Unione Sovietica di Stalin e della Cina di Mao, e l'autore osserva che si tratta di società cariche di ideologie e che si utilizza una terminologia identica in tutti e quattro i casi ("redenzione", "tradimento", "influenza occulta" ecc.). Gli altri tre casi appartengono al passato, mentre la Repubblica islamica oggi si distingue per essere "il primo produttore mondiale di spettacoli di ritrattazione".
I particolari sono terribili ma molto incisivi. Abrahamian mostra le radici islamiche delle confessioni sotto tortura e spiega che l'influenza occidentale ha causato la scomparsa di questa pratica a metà del secolo. Essa era rara anche nelle prigioni dello Scià Mohammad Reza Pahlavi, dove la tortura era usata; la lagnanza principale era la noia (oggi è la paura). I due primi anni dell'era Khomeini furono relativamente miti, ma ciò che l'autore chiama "il regno del terrore" ebbe inizio a metà del 1981 e stabilì un modello per le cose a venire, con l'uso legalizzato della forza contro i prigionieri e le ritrattazioni pubbliche. Poiché la tortura compromette la validità delle confessioni, il regime iraniano sta molto attento a tenere nascosto quest'aspetto nascosto – e ciò a sua volta dà un certo potere ai prigionieri. Gli aguzzini evitano di utilizzare strumenti (come gli speroni) che considerano troppo occidentali. Per ottenere le appropriate confessioni filmate, si potevano farle ripetere più volte.
Secondo Amir Abbas Entezam, un ex funzionario di alto rango della Repubblica islamica in seguito imprigionato, "l'Islam è una religione di amore, di compassione e di perdono. Questo regime la rende una religione di distruzione, di morte e di tortura".