Volume 1: Attitudini contrastanti e comuni in una società divisa
Volume 2: Cambiamento e continuità nell'intolleranza reciproca
Il mondo esterno tende a prestare molta attenzione all'Olp e agli abitanti della Cisgiordania e della Striscia di Gaza ma spesso si dimentica degli 800.000 arabi che vivono in Israele. Ma gli israeliani, che vivono a stretto contatto con questa minoranza, rivolgono loro molta attenzione; e gli accademici israeliani spesso si soffermano su essa. Smooha, dell'Università di Haifa, ha condotto tra il 1976 e il 1988 quattro ricerche ambiziose, ognuna delle quali fornisce dei dati esaustivi sulle attitudini reciproche fra arabi ed ebrei.
Se l'ampia gamma di dati può difficilmente essere sintetizzata, Smooha tira fuori dei concetti chiave per comprendere il comportamento degli arabi in Israele: "militanza e non radicalismo; opposizione e non resistenza; accettazione e non negazionismo; integrazione e non separazione; autonomia istituzionale e non irredentismo". Spiccano, però, alcuni risultati della ricerca: il 69 per cento degli ebrei e il 57 per cento degli arabi erano a favore del trattato di pace israelo-egiziano. Contrariamente all'opinione comunemente accettata, Smooha rileva che la percentuale di negazionisti fra gli arabi israeliani è scesa di quasi il 40 per cento tra il 1976 e il 1988. Delle istituzioni statali israeliane gli arabi accettano assai più quelle sanitarie, seguite dal presidente e dal sistema giudiziario.
Anche se Smooha evita la difesa, egli osserva nella prefazione che "Israele preferirebbe consolidare piuttosto che compromettere il suo carattere ebraico-sionista riconoscendo gli arabi come una minoranza nazionale palestinese che goda di tutti i diritti". È difficile contestarlo.