Hinnebusch, uno dei pochissimi americani che ha dedicato la carriera ad analizzare la politica della Siria, sa il fatto suo, e questo libro lo dimostra. Inoltre, egli ha scelto un argomento meraviglioso: come hanno fatto i baathisti siriani, un gruppo ideologicamente eccentrico e socialmente oscuro di militari, a riuscire a creare un regime che si è radicato nel Paese come forza politica dominante, e ad essere altresì gli autori di un'importante trasformazione del sistema? Nel tentativo di rispondere a questa domanda, l'autore ha letto una gran mole di materiale in inglese e una discreta bibliografia in francese e in arabo.
Il risultato però è deludente. Hinnebusch usa il linguaggio specialistico delle scienze politiche, quasi incomprensibile. La combinazione di un punto di vista dell'uomo della strada e le teorie da politologo rendono ciò che egli ha da dire quasi illeggibile. E peggio ancora, la sua tesi – che il regime baathista aveva un carattere populista a completamento del suo autoritarismo – non è convincente. Il regime governa da tempo grazie alla forza bruta e alle intimidazioni e sarebbe bene che gli analisti tenessero a mente questo fatto essenziale. In effetti, gli scrittori dovrebbero essere molto più scettici riguardo alla presunta popolarità del regime di Hafiz al-Assad. Pertanto, Hinnebusch (come tanti apologeti occidentali degli oramai defunti regimi dell'Europa Orientale) rischia di essere additato dalla rabbia antigovernativa quando il popolo siriano finirà per liberarsi.