Perché le cose in Iran sono andate molto peggio che in Turchia nel XX secolo? La monarchia assoluta e la rivoluzione islamica hanno arrestato lo sviluppo iraniano, le esportazioni del petrolio hanno mantenuto in ostaggio l'economia di Teheran e le differenze etniche e di classe non hanno fatto altro che aggravarsi col passare del tempo. Al contrario, se la Turchia ha avuto la sua parte di tribolazioni, è gradualmente diventata più democratica, ricca e stabile.
La Cronin propone una tesi originale e provocatoria per spiegare questa differenza, contrapponendo Kemal Atatürk (1881-1938), fondatore dello Stato moderno turco, allo Scià Reza Pahlevi (1878-1944), fondatore della dinastia Pahlevi. I due, entrambi contemporanei, sono assurti in cima ai loro rispettivi establishment militari e hanno manifestato la loro visione fortemente autoritaria. Ambedue hanno fronteggiato delle crisi in seguito alla Prima guerra mondiale. Ma Atatürk aveva una solida preparazione nei metodi occidentali, che finì per condurlo a cercare una base giuridica per la Repubblica turca, a tenere l'esercito lontano dalla politica, a promuovere la laicità e a incoraggiare la partecipazione politica. Al contrario, "la monarchia patrimoniale" stabilita dalla sua controparte iraniana "non possedeva nessuna di quelle caratteristiche positive". Interessante ma un po' forte: lo Scià Reza ha emulato Atatürk sotto molti aspetti, compresa la sua laicità, e l'esercito iraniano si è tenuto più scrupolosamente alla larga dalla politica di quanto abbia fatto l'esercito turco.
Nel corso del suo illuminante lavoro d'investigazione volto a ricostruire la storia dell'esercito negli anni cruciali della Prima guerra mondiale, la Cronin si azzarda a supporre che se il rivale dello Scià, il colonnello Muhammad Taqi Khan Paysan, avesse conquistato il potere, "l'Iran avrebbe potuto seguire un percorso più simile a quello della Turchia sotto Kemal, costruendo delle istituzioni solide e raggiungendo una maggiore stabilità".