In una dimostrazione di forza impressionante, cento intellettuali arabi e musulmani hanno scritto dei lunghi opinion editorials a sostegno di Rushdie. Tra essi spiccano nomi importanti come il poeta siriano Adonis, lo scrittore kirghizo Chingiz Aïtmatov, lo scrittore siriano Sadiq Al-Azm, il romanziere marocchino Tahar Ben Jelloun, lo storico tunisino Hichem Djaït, lo scrittore libanese Hanan el-Cheikh, i romanzieri arabo-israeliani Emile Habibi e Anton Shammas, e il vincitore del premio Nobel egiziano Naguib Mahfouz.
La forma dei contributi varia – poesia, analisi, lettere aperte, musica – ma il messaggio rimane lo stesso: "Noi siamo con te Salman". Oltre a questi contributi, il volume include un documento di grande audacia intitolato, Appello degli artisti e degli intellettuali iraniani a favore di Salman Rushdie, circa 127 personaggi iraniani hanno firmato una petizione per annullare l'editto di morte emesso da Khomeini contro Rushdie, come pure per eliminare "i metodi terroristici e liberticidi" della Repubblica islamica.
Questo slancio di solidarietà a favore delle vittime assediate dall'Islam fondamentalista ha un messaggio non solo per i musulmani ma anche per gli occidentali. Innanzitutto, non bisogna supporre che tutti i musulmani la pensino come gli ayatollah, ma occorre riconoscere che essi sono le prime vittime dei fanatici. In secondo luogo, bisogna ignorare gli apologeti occidentali che sostengono che il fondamentalismo sia la tendenza del futuro, accettando di combatterlo a fianco dei musulmani coraggiosi rappresentati in questo volume.