Se i libri precedenti scritti da molti autori si sono occupati dei partiti politici in Medio Oriente (soprattutto L'Enciclopedia dei sistemi politici e dei partiti, Facts on File, 2nd edition, 1987), nessuno è così dettagliato ed esaustivo come il volume qui recensito. Tuttavia, il curatore va poco lontano strombazzando che il suo volume è "un'eccellente opera di consultazione che è unica nel suo genere". Sarebbe più esatto dire che, a parte qualche eccezione (le ottime analisi sul Marocco di David M. Mednicoff e sulla Turchia di Jacob M. Landau), questo volume offre una panoramica utile e accurata.
I quattordici capitoli si concentrano sui singoli Paesi, andando dal Marocco, a ovest, all'Iran, a est; dal Sudan, a sud, alla Turchia, a nord. Com'era prevedibile, i capitoli sul Libano e la Turchia occupano la maggior parte delle pagine, seguiti dall'Algeria e da Israele. La Libia è ampiamente trattata, seguita dalla Tunisia e dal Sudan. Un capitolo è dedicato a tutti i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (essi occupano così poco spazio nella narrazione a causa dello stato rudimentale dei loro partiti politici) e un altro capitolo tratta dei palestinesi. Il libro termina con una genealogia particolarmente utile dei partiti, cosa che rende possibile vedere come un partito ne ha generato un altro.
Dai numerosi dettagli emergono due aspetti realistici: i partiti politici si sono ampiamente moltiplicati nel corso degli ultimi sei anni, dalla caduta del muro di Berlino; e i partiti fondamentalisti hanno rimpiazzato quelli nazionalisti, dimostrando di essere i più dinamici della regione.