[Scritto il 19 agosto 2001]
Quando Charles Dickens descrisse nel 1859 la Rivoluzione francese come "il tempo migliore e il tempo peggiore", egli aveva perfettamente compreso che cosa fosse la condizione moderna. Perché con questa rivoluzione si aprì un'epoca che era ed è ancora caratterizzata da orientamenti contraddittori. Per dirla con parole più semplici, un analista ha rilevato che il più grande dei "democidi" (gli omicidi di massa commessi al di fuori del contesto della guerra; in genere, i governi che uccidono i propri cittadini), solo nel XX secolo ha mietuto 169 milioni di vittime.[1] Allo stesso tempo, la vita nei paesi democratici, liberali e capitalisti si è evoluta fino a raggiungere un livello di salute, sicurezza, libertà e benessere che va ben oltre qualsiasi cosa sia stata mai esperita prima nella storia dell'umanità.
Il XXI secolo probabilmente continuerà e protrarrà altresì questa evoluzione paradossale. In effetti, il contrasto tra ciò che un libro[2] chiama zone di pace e zone di turbolenza potrebbe trasformarsi nella grande questione del secolo, più importante di ogni altra causata dalle differenze ideologiche, etniche o religiose. La vita nelle zone di pace sarà formidabile; nelle zone di turbolenza sarà invece terribile. La mia valutazione del secolo a venire dipenderà dal fatto se la zona di pace si espanderà o se diverrà un ghetto (come percentuale della popolazione mondiale ci si aspetta che l'Europa subisca un calo demografico di quasi due terzi nel periodo che va dal 1950 al 2025). È difficile ammetterlo, ma sono più ottimista che pessimista, poiché anche se il rancore, l'invidia e l'odio albergano nel cuore umano, alla fine la ricerca della felicità prevarrà sui sentimenti più vili.
Quando una minima parte del mondo avrà sicurezza, libertà e prosperità, sarà inevitabile che chi non beneficerà di questi vantaggi farà di tutto per imbucarsi alla festa. Prevedo che tale problema dominerà molti aspetti della vita. Nelle arti, gli obblighi e i diritti di ogni zona rispetto all'altra diventeranno una questione centrale. A livello economico, la questione chiave sarà trovare delle misure per aiutare la zona di turbolenza, in modo che si smetta di mandare all'altro mondo la gente. Per ciò che concerne la politica interna, bisognerà regolare l'accesso alla zona di pace, stabilendo quando e come. Quanto alla politica estera, le relazioni tra le zone saranno il problema principale. In ambito militare, trovare un modo per fermare le armi biologiche, che potrebbero emergere come strumenti preferiti dalla rabbia di chi non ha niente, sarà l'obiettivo prioritario.
[1] R. J. Rummel, Death by Government (News Brunswick, N.J.: Transaction, 1994), p.4. Anche questa lista, che arriva fino al 1987, non è completa, poiché non annovera i regimi assassini in Etiopia e in Iraq, come pure quelli più recenti in Serbia, Sudan e Ruanda.
[2] Max Singer e Aaron Wildavsky, The Real World Order: Zones of Peace/Zones of Turmoil, rev. ed. (New York Seven Bridges Press 1996).