L'autore che ha già pubblicato una biografia di Marilyn Monroe ed è sceneggiatore della serie televisiva americana L.A. Law, non ha esattamente le credenziali necessarie per un serio studio sulla politica del Medio Oriente. Né re Farouk (che ha regnato dal 1936 al 1952) – un tempo tristemente famoso per essere il re playboy, fama che ora è stata quasi dimenticata – rappresenta il personaggio ideale per reinterpretare la storia egiziana di metà secolo. Ma Stadiem ha fatto una ricerca originale e qualche riflessione attenta e il risultato è molto impressionante. Troppo ricco combina l'attitudine dello sceneggiatore a cogliere e descrivere la bella vita del Cairo e di Alessandretta con il senso che ha lo storico dei cambiamenti sociali e politici in corso.
L'autore sostiene due punti di vista principali. Innanzitutto, Farouk non è sempre stato la creatura decadente e tronfia che il movimento dei Liberi Ufficiali rovesciò nel 1952; piuttosto, è vero il contrario, fino al 1942 circa, egli fu una bella figura molto amata dal popolo, esercitando un fascino profondo e senza precedenti sul popolo egiziano. Infatti, Stadiem ritiene che questo "passaggio rapido da un estremo all'altro" fece del sovrano "una delle grandi curiosità del XX secolo".
In secondo luogo, Farouk ebbe un'importanza tale che superò la sua fama da playboy. Se fosse stato d'accordo con i britannici, questo gli avrebbe reso la vita facile, assicurandogli un lungo regno. Farouk, però, non lo fece, scatenando così le furie che lo condussero alla sua caduta. Di particolare importanza fu lo sprezzo mostrato nei confronti di Sir Miles Lampson, emissario di Londra al Cairo dal 1933 al 1946. "La guerra tra Farouk e Lampson è (…) più importante della Seconda guerra mondiale nella storia moderna dell'Egitto: essa ha, di certo, fatto più danno". L'autore sostiene che Farouk (che lui ribattezza "il Nijinsky del balletto totalmente pazzo della politica egiziana") per poco non divenne un grande sovrano, e in questa mancata occasione risiede la sua tragedia.