Gli americani hanno avuto per due secoli un legame speciale con la Terra Santa, e Davis, professore emerito di storia e di istituzioni ebraiche americane alla Hebrew University di Gerusalemme, ha dedicato gran parte della sua carriera a chiarire questo legame.
Questo volume scritto un po' per caso annovera dei fatti interessanti. Ad esempio, nel 1788, durante la convenzione costituzionale, il quotidiano Hartford Courant pubblicò una lettera di un lettore che argomentava che il presidente degli Stati Uniti non avrebbe dovuto essere anche comandante in capo, perché "se in futuro fosse un ebreo, i nostri cari posteri potrebbero essere costretti a ricostruire Gerusalemme". Al contrario, la prima dichiarazione sionista di un politico americano risale al 1819, quando John Adams scrisse: "Vorrei tanto che gli ebrei tornassero in Giudea come nazione indipendente". Emma Lazarus, autrice dell'iscrizione sulla Statua della Libertà e dei versi su "Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri", credeva altresì che gli ebrei avrebbero trovato il loro rifugio in Eretz Yisra'el. Mark Twain disse dei pellegrini americani in Terra Santa che "scrivere in modo imparziale della Terra Santa è più difficile che parlare in maniera distaccata della propria moglie e dei propri figli". Quasi quattrocento villaggi, città e cittadine negli Stati Uniti hanno nomi tratti dalla Bibbia ebraica, si va dai ventisette casi di Salem a tutta la geografia pseudo-biblica intorno a Salt Lake City.
Davis arguisce che numerosi segni stanno a indicare un'attitudine di considerevole importanza politica: "aiutare gli ebrei in Eretz Israel non è solo conforme allo spirito dell'America ma lo rafforza".