Juergensmeyer, un sociologo dell'Università di California, Santa Barbara, intende per "nazionalismo religioso" ciò che altri chiamano fondamentalismo; e, come il suo titolo suggerisce, egli vede delle similitudini tra la vecchia sfida lanciata dal marxismo-leninismo all'ordine occidentale e a quello nuovo. In entrambi i casi, il confronto è "mondiale nella sua portata, binario nella sua opposizione, talvolta violento ed è sostanzialmente una differenza di ideologie". Tra gli innumerevoli nazionalismi religiosi, quello islamico si distingue per il vantaggio della sua estensione e per la profondità della sua influenza.
Se Juergensmeyer sostiene che gli occidentali laici sottovalutano questa minaccia per il loro stile di vita, egli crede altresì che "un rispetto forzato" potrebbe svilupparsi tra le due parti nel corso del tempo. L'autore poi va oltre e afferma che "ci potrebbero essere alcuni aspetti del programma dei nazionalisti religiosi che noi potremmo non solo esperire ma anche ammirare". Egli dichiara che per potersela cavare gli occidentali laici dovrebbero cambiare la propria attitudine e rispettare "almeno alcuni aspetti delle loro posizioni".
In altre parole, Juergensmeyer identifica innanzitutto i fondamentalisti come il nuovo nemico, poi va avanti proponendo almeno una capitolazione parziale a essi. In breve, se i fondamentalisti ci donano una nuova battaglia ideologica, il mondo accademico offre lo stesso vecchio consiglio di appeasement.