Presentano quasi lo stesso titolo, ma hanno dei sottotitoli molto diversi e sono due volumi assai differenti. Peters, un docente dell'Università di New York, non si è mai recato nei luoghi dove sorge la Ka'ba, ma ha letto pressoché ogni pubblicazione importante sul pellegrinaggio musulmano fino all'anno 1925. Egli fa parecchie citazioni da queste fonti, intramezzandole con i suoi commenti eruditi per tracciare un bel resoconto vivido di questa cerimonia straordinaria. L'autore spiega le origini pagane e islamiche del rituale, com'era in epoca medievale il viaggio alla Mecca, come l'hajj era celebrato nella sua forma classica e com'è cambiato nel corso degli ultimi due secoli. Mettendo insieme le migliori descrizioni e le cronache personali, Peters dipinge un quadro più vivido e istruttivo di quello che ogni persona potrebbe fare.
E di certo Peters fa molto meglio di Wolfe. Beh, quest'americano freelance non solo scrive in modo brioso tradendo una preparazione più che approssimativa in fatto di pellegrinaggio, ma la sua narrazione non lo fa sbarcare in Arabia Saudita fino a metà del libro (le prime 150 pagine sono ambientate in Marocco, dove Wolfe si è trovato ad andare per prima cosa). Benché l'autore sia apertamente un convertito, prende l'Islam alla leggera. All'ombra dei numerosi scrittori colti ed eloquenti del volume di Peters, la narrazione di Wolfe colpirà il lettore perché insignificante, insipiente e noiosa – una narrazione che in definitiva è più rivelatrice dell'animo dell'autore piuttosto che della cerimonia dell'hajj.
Il contrasto tra questi due libri con un titolo somigliante suscita due riflessioni. Innanzitutto, proprio come il turismo ha rimpiazzato per lo più il viaggio, così le guide turistiche hanno rimpiazzato i libri di viaggio. In secondo luogo, se si vuole veramente comprendere un luogo o un'attività, non occorre partire, basta recarsi nella biblioteca vicino casa.