Non più tardi del 1995, il geografo Chad Emmett avrebbe potuto scrivere uno studio sui cristiani e i musulmani a Nazareth e preoccuparsi più delle future relazioni fra i due gruppi che della stabile presenza dei cristiani nella città di Nazareth. Ebbene, gli eventi del dicembre 1997 chiarirono quest'ultima questione a chi non l'avesse compresa prima: e questo quando gli islamisti occuparono la piazza antistante alla Basilica dell'Annunciazione, e dichiararono l'area un bene di manomorta [un bene il cui fine principale è la conservazione del bene e la sua inalienabilità, Nd.T.], in arabo waqf, per poi alzare una recinzione e una tenda in vista di costruire in loco la futura moschea.
Quest'atto aggressivo ha simboleggiato la fiducia islamista e ha mostrato l'intenzione da parte dei fondamentalisti di emarginare, se non di espellere, il restante 30 per cento della popolazione cristiana residente a Nazareth. Come l'autore, attore di questo dramma e storico dell'Islam alla Hebrew University, mostra con competenza in ogni dettaglio, il governo di Binyamin Netanyahu ha reagito con debolezza, aggravando maggiormente il problema, passando la patata bollente ai suoi successori, tirando dentro la polemica Papa Giovanni Paolo II e il presidente George W. Bush e creando in generale un rancore religioso tutt'intorno. I musulmani invece non hanno perso lo slancio: dallo scoppio degli scontri violenti il sindaco cristiano "ha dovuto assumere delle guardie del corpo per accompagnarlo ovunque, mentre i fiduciosi leader islamisti possono passeggiare per la città, spensierati come prima".
Come sta indicare il sottotitolo del libro, gli israeliani considerano questo piccolo episodio come parte di un fenomeno più ampio di estrusione cristiana dalla Terra Santa, sollevando lo spettro di una storia antica, di chiese magnifiche e di una gerarchia ecclesiastica complessa – ma non è così per i credenti.