Come Schenker rileva nel suo studio eccellente e lucido, le attese della democrazia erano "eccezionalmente elevate" quando, nel 1994, i palestinesi hanno cominciato a governarsi, perché essi (a parte i libanesi) sono gli unici arabi ad avere una sorta di tradizione democratica. I palestinesi avevano una società civile storicamente dinamica, un'esperienza diretta con la democrazia e una conoscenza approfondita (e anche un'ammirazione) della democrazia israeliana. Essi hanno anche avuto, sotto forma di Consiglio legislativo palestinese (Clp), un'istituzione di tipo parlamentare che dalla sua creazione nel 1996 ha avuto la possibilità di approfondire i metodi democratici e di garantire una buona governance. Schenker ritiene che questa istituzione sia molto significativa: "Se funziona il Clp, allora funziona anche la democrazia palestinese".
Purtroppo, però, Yasser Arafat e i suoi collaboratori hanno considerato il Clp non come un elemento basilare ma come "una minaccia da tenere sotto controllo, da cooptare o da distruggere". Pur essendo scrupoloso nelle sue funzioni, il Clp concentra troppo l'attenzione sulla legiferazione e ha sprecato l'opportunità di affermarsi di fronte a Arafat. Alla fine, il Clp non è altro che "una finestra democratica che dissimula un governo autoritario".
Schenker non è per niente sicuro dove tutto questo andrà a finire. In una pagina del suo libro, egli formula questa ipotesi in un futuro prossimo, "l'Autorità palestinese potrebbe diventare una democrazia". Tre pagine dopo, egli rileva che "la prova a breve termine non ispira ottimismo" che questo accadrà. L'ambivalenza dell'autore riflette una realtà ambigua; la prova è troppo poco evidente per poter ancora predire dove andrà a finire l'Autorità palestinese.