Chi è peggiore, il presidente Morsi, l'islamista eletto che cerca di applicare la legge islamica in Egitto, o l'ex-presidente Hosni Mubarak, il dittatore costretto alle dimissioni per aver tentato di avviare una dinastia? Più in generale, potrebbe emergere un ordine liberale e democratico sotto gli ideologi islamisti che trionfano attraverso le urne o sotto i dittatori avidi che non hanno un particolare programma oltre l'obiettivo di riuscire a sopravvivere e di detenere il potere?
Le azioni recenti di Morsi forniscono una risposta, che decreta che gli islamisti sono ben peggiori dei dittatori.
Tale questione è saltata fuori nel corso di un interessante dibattito organizzato da Intelligence Squared U.S. ai primi di ottobre, quando Reuel Marc Gerecht della Foundation for Defence of Democracies e Brian Katulis del Center for American Progress hanno argomentato che "gli islamisti eletti sono migliori dei dittatori", mentre Zuhdi Jasser dell'American Islamic Forum for Democracy ed io abbiamo addotto una contro-argomentazione. Beh, nessuno ha argomentato "a favore di" qualcuno. L'altra squadra non ha appoggiato gli islamisti e noi, indubbiamente, non abbiamo magnificato i dittatori. Piuttosto, il problema era stabilire quale tipo di governante è il minore dei due mali e può spezzare una lancia in favore della democrazia.
Un dibattito organizzato da Intelligence Squared U.S. a New York City, il 4 ottobre 2012. |
Katulis ha accusato le dittature di favorire "quel genere di ideologie" che hanno portato all'11 settembre 2001 e Gerecht ha insistito sul fatto che le giunte militari, e non gli islamisti, sono, in genere, «il vero pericolo. (…) L'unico modo per ottenere un ordine più liberale in Medio Oriente è attraverso le persone di fede» che eleggono gli islamisti. Katulis ha dibattuto che gli islamisti cambiano e si trasformano rapidamente, diventando meno ideologici e più pratici. Si evolvono in risposta agli alti e bassi della politica focalizzando l'attenzione sui "bisogni fondamentali" come la sicurezza e l'occupazione.
Il presidente Mohamed Morsi incontra il premier australiano Julie Gillard, il 12 settembre 2012. |
Jasser ed io abbiamo replicato a questo elenco d'inesattezze (le giunte militari hanno portato all'11 settembre?) e all'illusione (i veri credenti comprometteranno i loro obiettivi? Una marea di islamisti iracheni che sono diventati liberali?) affermando innanzitutto che gli ideologi sono dei "veri dittatori" che non si limitano ad assumere il potere ma si trincerano, gettando le basi per rimanere in carica a tempo indeterminato. In secondo luogo, gli ideologi trascurano i problemi che i nostri avversari hanno rilevato – la sicurezza e l'occupazione – a favore dell'applicazione della legge islamica. I dittatori avidi, al contrario, mancano di ideologie, non hanno una visione della società e quindi possono essere convinti a muoversi verso lo sviluppo economico, le libertà personali, verso un processo politico aperto e lo stato di diritto (si veda, ad esempio, la Corea del Sud).
Ecco, Morsi e i Fratelli musulmani hanno seguito rigorosamente il nostro copione. Da quando Morsi 1) ha assunto il potere nello scorso agosto, ha messo ai margini i militari, per poi concentrarsi sull'obiettivo di trincerare ed espandere la sua supremazia, in particolare emettendo il 22 novembre scorso una serie di decreti con cui egli si arrogava i poteri autocratici, e diffondendo delle teorie cospirative sioniste sui suoi avversari. Poi, il 30 novembre, 2) Morsi ha pressato per una Costituzione di stampo islamista e ha chiesto di indire un improvviso referendum costituzionale per il 15 dicembre. Assorbito da questi due compiti, Morsi ha davvero ignorato la miriade di questioni che affliggono l'Egitto, soprattutto l'incombente crisi economica e la mancanza di fondi per pagare il cibo importato.
Il prezzo del gas butano è aumentato più di due volte da quando Morsi è al potere. |
La presa di potere di Morsi ha indotto gli egiziani anti-islamisti a unirsi alle forze come il "Fronte di salvezza nazionale" e ad affrontare gli islamisti negli scontri di piazza più violenti degli ultimi sessant'anni, scontri che hanno costretto Morsi a ritirare in parte i decreti del 22 novembre. Ironia della sorte, dopo aver abilmente messo da parte i militari nello scorso agosto, l'essere andato troppo oltre da parte di Morsi ha creato le circostanze che hanno restituito l'autorità suprema ai generali, che sono in grado di intervenire a favore o contro di lui. Scegliendo dei simpatizzanti islamisti come alti ufficiali e offrendo all'esercito maggiori privilegi nella Costituzione proposta, egli ha ottenuto con ogni probabilità il loro appoggio. La legge marziale sembra essere il prossimo passo.
In soli tre mesi, Morsi ha dimostrato di aspirare a dei poteri dittatoriali maggiori di quelli di Mubarak e che il suo governo promette di essere una calamità ancor più grande per l'Egitto. Egli ha mostrato chiaramente la fondatezza del punto di vista di Jasser e del sottoscritto: i dittatori sono meglio degli islamisti eletti. Come ho osservato nel corso del dibattito, gli occidentali dovrebbero sbattere la porta in faccia ai dittatori ideologici come islamisti, pur facendo pressioni sui dittatori avidi affinché allentino la presa sulla società civile. Ciò offre l'unica via d'uscita dalla pseudo-alternativa tra le due forme di tirannia.