Nella lunga tradizione dei teorici della cospirazione, O'Malley e Craig (due giornalisti britannici che scrivono per dei quotidiani a grande tiratura – il Times Educational Supplement e il Manchester Evening News) sostengono che le cose non sono quelle che sembrano; e che tutto il potere parte da Washington. L'invasione turca di Cipro del 1974 è stata in genere attribuita a una serie di vicende messe in moto dalla giunta militare di Atene per rovesciare l'arcivescovo Macario, il leader (greco) di Cipro. Ankara, spaventata per le conseguenze di questo cambiamento per i turchi di Cipro, inviò le truppe – che non hanno mai abbandonato l'isola. L'analisi convenzionale considera questo episodio un fallimento americano nel prevenire le tensioni fra i due alleati della Nato.
Ma per i nostri teorici della cospirazione non è andata così. La loro "ricerca approfondita", così come l'hanno definita, ha rilevato che la "vera storia" non è cominciata con i colonnelli greci, ma con i manipolatori americani impegnati in uno "sbalorditivo complotto internazionale". I greci e i turchi non corrispondono all'immagine abituale e "in ogni svolta importante c'è stata la mano della Cia o del Dipartimento di Stato americano [diretto all'epoca da Henry Kissinger]". Per la precisione, "è stata una cospirazione da parte dell'America, mentre la Gran Bretagna se ne stava a guardare, per dividere l'isola. E il motivo di tutto ciò – ignorato dai precedenti studi sulla crisi di Cipro – era da attribuire al valore strategico dell'isola come base militare e d'intelligence come pure risiedeva nei considerevoli interessi militari degli Usa in Turchia". Lungi dall'essere un fallimento americano, la divisione di Cipro in due campi armati e ostili è stata un trionfo della guerra fredda che ha reso possibile a Washington seguire i progressi sovietici nella tecnologia nucleare, avere un sistema di allarme preventivo relativo al lancio di missili sovietici e tenere attentamente d'occhio le attività sovietiche nei campi petroliferi del Medio Oriente. Per queste ragioni di stato, gli americani e i loro amici britannici, "hanno calpestato" i poveri ciprioti, condannandoli a vivere decenni di animosità inutile. Gli autori dedicano oltre 200 pagine a elaborare questa tesi assurda come fanno in modo eccessivamente diligente e insensato quelli della loro stessa risma, dando una pessima immagine di tutti i giornalisti investigativi – e anche dell'editore I. B. Tauris.