Partendo dalla premessa che "la maggior parte dei pensatori arabi – se non tutti – non sono soddisfatti della situazione attuale nel mondo arabo", Boullata analizza le recenti riflessioni su quattro temi importanti: il patrimonio arabo, l'Islam, la dipendenza culturale e il ruolo delle donne. Nel farlo, egli fornisce una sintesi utile e ben ordinata delle idee di pensatori contemporanei come Mohammed Arkoun, Hasan Hanafi, Muhammad an-Nuwayhi e Fu'ad Zakariya.
Ci sono due problemi con lo studio di Boullata. Limitandosi ai libri e ignorando le discussioni vivaci di quotidiani e riviste, egli ignora una fonte importante di idee lungimiranti. La maggior parte delle riflessioni su argomenti come la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto, ad esempio, non trova posto nei libri ma solo in questo genere di pezzi brevi.
In secondo luogo, Boullata (che insegna letteratura e lingua araba alla McGill University) non fa che confermare in modo troppo prevedibile il vecchio cliché sul marxismo che è diventato l'oppio dei dipartimenti di letteratura inglese e comparata. Il suo studio è pieno di "analisi del discorso", di teoria della dipendenza e di riferimenti a Michel Foucault, un sottobosco in cui ripetutamente inciampa ciò che sarebbe altrimenti una narrazione leggibile e attendibile. Qualcuno potrebbe informare i docenti che, in un momento in cui gli istituti marxisti chiudono battenti in tutta l'Europa orientale, è giunta l'ora di abbandonare i grovigli del pensiero neo-marxista e di tornare al mondo reale della politica e della cultura?