Daniel Pipes, fondatore e presidente del think-tank americano Middle East Forum afferma che è un errore per i Paesi occidentali intervenire direttamente nel conflitto siriano.
Pipes, che in passato ha insegnato alle università di Harvard e Princeton, come pure all'U.S. Naval College, sostiene che il regime di Assad è prossimo alla fine ma non c'è alcuna garanzia che i gruppi considerati essere i lealisti del vecchio regime subiranno violente rappresaglie nelle mani delle forze schierate con l'Esercito siriano libero.
I suoi commenti riguardano un video non verificato che mostra i corpi dei dipendenti del regime di Assad che sono stati scaraventati dall'alto di un edificio mentre un numeroso gruppo di combattenti e di partigiani ribelli plaude e urla degli slogan anti-Assad.
Pipes è d'accordo con le recenti valutazioni del Dipartimento di Stato americano, secondo le quali gli operativi di al-Qaeda si sono infiltrati nelle file dell'opposizione siriana. Se i suoi detrattori lo definiscono un anti-islamista, egli asserisce che la presenza dell'elemento islamista in seno all'opposizione sta a significare che la forma e il possibile esito dell'insurrezione siriana potrebbero essere differenti da quelli in Tunisia, Egitto e in Libia.
Anche se il regime Assad dovesse crollare, Pipes mette in guardia contro la continua violenza alimentata dagli elementi in seno alla maggioranza sunnita pronta a tutto pur di vendicarsi dopo decenni di governo Assad.
Pipes è in Australia per avviare un ciclo di conferenze itineranti della durata di due settimane.