Il fatto che Norton si lasci andare ai classici errori commessi da uno scrittore alle prime armi è fonte di distrazione dalla sua utile analisi. Il pronome di prima persona appare regolarmente ed è penoso vedere che altri sforzi dell'autore siano stati liquidati come "miopia da cronista", "opportunistici", "illusioni" e "stupidaggini". Norton si abbandona a frequenti riferimenti ai suoi stessi articoli (compreso altresì un pezzo di 750 parole) e il suo studio trasuda un malsano tono di arroganza.
Ma se il lettore riesce ad assuefarsi a queste lacune, imparerà molto della recente ascesa al potere degli sciiti libanesi. Rifiutando di accettare l'opinione comune che la rivoluzione iraniana è stata la causa di questa comunità un tempo disorganizzata per ritrovarsi politicamente, Norton argomenta che "il presente attivismo degli sciiti libanesi è frutto di un lungo processo di modernizzazione". Egli sottolinea lo sradicamento degli sciiti dalle loro guerre tradizionali e mostra come la guerra civile abbia intensificato questo processo. Guardando al futuro, Norton prevede un inesorabile processo di spartizione in Libano.