Poco dopo essere diventato segretario di Stato, George P. Shultz ha osservato che "Salvo che non si faccia qualcosa a riguardo, quando si è segretario di Stato si trascorrerà il 100 per cento del proprio tempo a occuparsi di Medio Oriente". "Ogni segretario di Stato diventa esperto di Medio Oriente molto rapidamente, che lo voglia o no", egli ha altresì dichiarato. Queste osservazioni restano valide oggi, quando Warren Christopher è diventato segretario di Stato per il Medio Oriente. Baker ha avuto un'esperienza simile. Nella prima pagina delle sue memorie, egli racconta dell'invasione del Kuwait per mano di Saddam Hussein, l'unico momento più pericoloso vissuto da Baker in più di tre anni da segretario di Stato. Dei trentaquattro capitoli del libro, quindici sono interamente dedicati al Medio Oriente, essenzialmente alla guerra del Kuwait e al processo di pace arabo-israeliano.
Notoriamente discreto nell'esercizio delle sue funzioni, Backer si sbottona un po' nel ripercorrere la sua esperienza. Egli sa rendere l'atmosfera dei suoi infiniti viaggi (alla vigilia dell'incontro da lui avuto a Ginevra con Tariq 'Aziz, Baker andò a dormire poco prima dello scoppio delle ostilità, mentre "l'eco degli slogan inneggiati dai manifestanti contro la guerra arrivava fino alle nostre camere" e le stravaganze dei leader mediorientali con cui ha avuto a che fare (Assad trattava le sue lagnanze riguardo al terrorismo siriano "nel modo in cui si potrebbe reagire a uno zio eccentrico durante le riunioni di famiglia – come un fastidio inevitabile da sopportare educatamente"). Baker fornisce anche delle informazioni inedite; ad esempio, nel marzo 1991, egli ventilò a Yitzhak Shamir la possibilità di disporre le truppe americane sulle alture del Golan.