Tutti sanno che Harry Truman ha fornito un aiuto ai sionisti perché poteva contare sui voti e, nel 1948, c'erano pochi voti arabi. In ogni caso, questa è la tesi sviluppata da John Snetsinger nel 1974 e da allora ripetuta fino alla nausea. Ebbene, essa si è rivelata falsa. In una presentazione magistrale e appassionante, Benson dimostra che le linee politiche di Truman non erano il frutto di censimenti ma di convinzioni profondamente radicate. La sua visione filo-israeliana "era fondamentalmente basata su motivi umanitari, etici e sentimentali, molti dei quali erano una conseguenza dell'educazione religiosa del presidente e della sua familiarità con la Bibbia". Una ricerca approfondita sulla biografia di Truman e sugli esordi della sua carriera mostra la sua impressionante coerenza. Benson, dell'Università dell'Utah, presenta Truman come un bambino studioso e come un ragazzo profondamente religioso che, quando si è inaspettatamente ritrovato nella Stanza ovale, ha fedelmente agito in base ai suoi precetti. Nel caso in questione, egli ha manifestato la sua simpatia per il sionismo dal 1939 e ha reiterato il suo punto di vista molte volte in seguito.
La determinazione di Truman ha avuto una grande importanza; delle numerose questioni gravi che ha dovuto affrontare durante la sua presidenza, egli si è impegnato personalmente in ciò che lui ha definito "il rompicapo della Palestina". Nelle parole di Benson, questi interventi personali contro l'intero establishment della politica estera americana "hanno costantemente salvato gli ebrei" dalla sconfitta. L'autore sostiene che la classica storia di Truman che mette in pericolo gli interessi sulla sicurezza degli Usa per ottenere un vantaggio politico di poco conto è profondamente ingiusta nei confronti del più virtuoso e onorabile dei presidenti americani.