"Perché la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo esportatori di petrolio hanno risentito del deterioramento economico e del declino politico, dopo aver beneficiato d'ingenti trasferimenti di ricchezza mai prodotta senza guerra?" Nel suo studio tanto atteso, Terry Karl fornisce una sofisticata risposta interculturale a questa domanda, concentrando l'attenzione sui paesi in deficit di capitale come l'Algeria, l'Indonesia, l'Iran, la Nigeria e il Venezuela. Trovando inadeguate le spiegazioni esistenti che si concentrano quasi esclusivamente sugli sconvolgimenti economici (la cosiddetta "malattia olandese"), l'autrice osserva le profonde radici sociali e politiche dei problemi e aggiunge alla discussione queste indispensabili dimensioni.
Le sue argomentazioni complesse si riducono a questo: i boom petroliferi (come tutti i boom delle materie prime) hanno messo un potere enorme nelle mani dello stato che all'improvviso ha avuto grosse somme di denaro a propria disposizione. "Il modo in cui questi Paesi raccolgono e distribuiscono i proventi delle imposte, a loro volta, crea degli incentivi che influenzano in modo pervasivo l'organizzazione della vita politica ed economica e modella le preferenze delle forme di governo rispetto alle politiche pubbliche". In altre parole, "l'origine delle entrate di uno stato influenza la gamma completa delle sue istituzioni politiche". Quella che sembra essere un'opportunità di fare quasi ogni cosa, in fin dei conti è in realtà una scelta molto circoscritta.
Benché sia una specialista dell'America latina, la Karl comprende gli incontri algerini e iraniani con il petrolio e ha delle idee da offrire a tutti quelli che studiano gli stati mediorientali del petrolio, come pure a chi li guida.