Anche se non l'ha mai detto esplicitamente, lo scopo di Abir è spiegare perché i massicci cambiamenti avvenuti in Arabia Saudita negli ultimi trentacinque anni non abbiano portato a sconvolgimenti e rivoluzioni. Come lascia intendere il sottotitolo, l'autore ritiene che le élite siano state di fondamentale importanza per la continua stabilità dello Stato. Egli argomenta che diverse élite del paese – reali, religiose, tecniche e (di recente) militari – sono rimaste fedeli al regime perché erano soddisfatte. "Lungi dall'essere una monarchia assoluta o una democrazia nel deserto, il regime saudita è un'oligarchia basata sul principio della consultazione e del consenso. "Tuttavia, guardando al futuro, l'autore ravvisa un declino economico che porterà a una maggiore opposizione".
Abir dimostra questa sua teoria attraverso un'analisi minuziosa delle fonti ordinarie, più di 120 dissertazioni di laurea e tesi di dottorato sulla vita pubblica saudita, per lo più redatte da cittadini sauditi. Pur non essendo colpito dalla qualità di questi scritti, l'autore osserva che molti di essi sono stati essenziali per meglio comprendere le forze dell'opposizione e l'élite borghese priva del diritto di voto. Purtroppo, Abir scrive in una prosa così opaca che solo gli studenti dediti allo studio delle questioni saudite o della sociologia delle èlite possono affrontare l'intero testo.