Nata nel 1958, berbera dai capelli rossi, colta e fortemente laica, la Messaoudi ha dimostrato di essere una delle voci della verità più coraggiose ed eloquenti dell'Algeria. In una serie d'interviste rilasciate a una giornalista francese, ben tradotte in inglese, l'autrice presenta una mordace e preziosa denuncia di prima mano della sfida islamista nel suo Paese. I fatti quotidiani narrati impregnano il suo racconto della sensazione di vivere in una tirannia islamista – come l'episodio di un insegnante di una scuola primaria che chiede ai suoi alunni di portare dei tappi per fare un esperimento. Qest'esperimento, però, si rivela una trappola: l'insegnante aveva chiesto i tappi per scoprire quali famiglie bevessero vino, per poi lanciarsi in un violento attacco contro i genitori miscredenti perché non vivono secondo i dettami della legge islamica.
Divenuta presto una libera pensatrice (da adolescente ella ha deciso di non prosternarsi durante le preghiere preferendo adottare una posizione in stile yoga), la Messaoudi non ha peli sulla lingua. È disperata perché l'Algeria è caduta in quello che lei chiama "il barbarismo fondamentalista" e sostiene che il Fronte islamico di salvezza (Fis), la principale organizzazione islamista dell'Algeria, ha "senz'altro tutti gli ingredienti classici dei movimenti totalitari populisti", accusando gli islamisti di avere "una visione religiosa totalitaria". Contrariamente alla maggior parte degli analisti di Islam, la Messaoudi discerne una "Internazionale islamista" sulla falsa riga dell'Internazionale comunista. In un'analogia particolarmente efficace, ella asserisce: "Il velo è la nostra stella gialla" (anche se lei esagera con l'analogia fino a sostenere che l'ossessione del Fis per le donne è "esattamente come" l'ossessione di Hitler per gli ebrei). Se gli islamisti assumessero il potere, l'autrice teme che loro "libererebbero il Paese da tutte le persone che danno loro veramente fastidio", che a suo dire saranno un gruppo molto numeroso.
Come molti algerini, la Messaoudi ritiene che l'ascesa islamista sia in gran parte dovuta agli intrighi finalizzati della dittatura che ha governato il Paese dall'indipendenza del 1962 fino alla crisi del 1992. Ella sostiene che molti dei provvedimenti presi, dall'introduzione dell'arabo nelle scuole fino all'uso delle maniere forti con il Fis, hanno spianato la strada agli islamisti.
Khalida Messaoudi ha le sue fissazioni, certo, come approvare Saddam Hussein e asserire che Washington era "totalmente responsabile" dei missili Scud caduti su Tel Aviv. Ma la figura che emerge da queste pagine è di un'intellettuale molto affascinante, di un'eroina divenuta tale a causa degli orrori della storia recente del suo Paese.