Harris che risiede occasionalmente in Libano dal 1983 e ora è assistente universitario in Nuova Zelanda, ha scritto la prima storia attendibile e leggibile del Libano apparsa negli anni. La prima parte illustra la geografia, le confessioni religiose e la politica del Paese; la seconda parte fornisce una solita ma utile panoramica della storia politica libanese dal 1920 al 1989; e quella finale apre nuove strade in inglese capendo il senso della recente storia del Paese, trattando a fondo i tentativi di Michael Aoun di sbarazzarsi dell'occupazione siriana, per poi esaminare le conseguenze della sconfitta di Aoun.
Harris è uno di quei rari specialisti stranieri di Libano che non scusano l'occupazione siriana. Egli osserva che da quando le truppe siriane hanno assunto il controllo semitotale del Libano nell'ottobre 1990, il regime di Hafez al-Assad ha trattato il Libano come "uno stato conquistato" definendo questo periodo "anni di stagnazione e umiliazione" per il libanese comune. Harris interpreta a giusto titolo le azioni siriane in Libano – economiche e culturali, ma anche politiche e militari – come volte a stabilizzare la supremazia siriana. Egli racconta come i libanesi abbiano reagito alla vita nell'unico stato satellite rimasto al mondo cercando, contro ogni previsione, di mantenere una società civile. La sua descrizione richiama alla mente la Polonia degli anni Cinquanta, indicando che sebbene il giogo siriano sarà lungo e pesante, esso non prevarrà in eterno.